Intervista all’ideatore di “Suicidi letterari”, la rassegna dedicata a Pavese, Cvetaeva, Woolf e Hemingway
Antonio Pagliuso, nostro redattore, è l’ideatore della rassegna culturale Suicidi letterari, di cui saprete di più leggendo l’intervista sottostante. Ventisette anni, Antonio vive a Lamezia Terme, sul litorale tirrenico della Calabria, e nella vita cerca di coniugare le sue passioni per il giornalismo, l’editoria e la letteratura. Con la rassegna in esame riesce a soddisfare queste sue esigenze.
Come è nata la rassegna “Suicidi letterari”?
Tutto è nato da un dato che ha solleticato il mio interesse e allo stesso tempo intrigato: aver scoperto, tramite le biografie, che molti scrittori e poeti nella storia della letteratura hanno messo autonomamente la parola fine alla loro esistenza con l’estremo gesto del suicidio. Da lì si è sviluppata l’idea di creare una rassegna che si concentrasse proprio su queste figure, non per esaltare l’atto suicida – a questo ci pensano già i talk show e i telegiornali –, ma per analizzare la distanza che può esserci tra la persona e il personaggio, stimolare alla riflessione oltre il gesto in se stesso. A febbraio, grazie al supporto morale e pratico di altre associazioni della mia città quali Open Space, Igers Lamezia Terme e Manifest, ho dato forma all’idea.
Quali sono stati gli autori protagonisti di questa rassegna e come li definiresti usando un solo aggettivo per ciascuno di loro?
I protagonisti, definiti con un solo aggettivo, sono stati il candido Cesare Pavese, la criptica Marina Cvetaeva, la disperata Virginia Woolf e il vagabondo Ernest Hemingway.
Quali opere li rappresentano al meglio e perché?
La produzione artistica degli autori trattati varia, anche in base al contesto storico in cui sono vissuti e a quanto è durata la loro vita. Ad esempio le liriche della poetessa russa Marina Cvetaeva sono di gran lunga inferiori per numero alle altre produzioni e per la morte avvenuta a soli 49 anni e per il regime sovietico che ne represse la divulgazione. Sicuramente poi ogni scrittore ha incollato a sé come un marchio qualche opera in particolare: non si può parlare di Cesare Pavese senza citare La luna e i falò e Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, come non si può nominare Hemingway senza pensare a Il vecchio e il mare e Addio alle armi.
Hai in cantiere altre idee simili? Ti piacerebbe dar vita a qualche altra rassegna su tale scia?
Di certo la lista dei suicidi letterari è lunga quindi ho in mente di organizzare una seconda rassegna, magari itinerante. Il fatto che in Italia, a quanto controllato in rete, non sia mai stata allestita una rassegna del genere mi stimola a proseguire su questa scia.
Spesso i nostri lettori leggono le tue recensioni. Salutali, magari con una citazione letteraria che ami particolarmente.
Questa è senza dubbio la domanda più difficile. Mi fa piacere che ci siano tanti appassionati ai libri e specie ai classici, che sono quelli che più tendo a leggere e recensire. Chiudo perciò con una massima di un libro per me importantissimo e che è un monito a scansare le apparenze dell’esistenza per concentrarsi più sulle cose realmente durature e importanti: parlo del Ritratto di Dorian Gray. La frase è: “È doloroso pensarlo, ma non c’è dubbio che il genio dura più a lungo della bellezza”.