Intervista a Mario Guadalupi, autore de “Manha Hatah “
Mario Guadalupi si occupa di strategia della comunicazione e di progetti culturali. Percorso artistico: poesie, racconti, lavori teatrali, tre romanzi. Opere pubblicate: Con il cuore e con le unghie (poesie) 1970 – Pier (percorso esoterico dall’Uomo al Cristo, a simboli ed immagini) 1984 – I giardini fioriti di Ol’Mar (poema epico in prosa; Crocetti editore, 2008) e Praga è sul mare -MReditori.
Parliamo subito del tuo ultimo libro Manha Hatah. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
Un viaggio tra molte città e nel labirinto del “presente” e della disumanità. Libro che può essere adeguatamente misurato solo da persone straordinarie con una sensibilità non inesorabilmente traviata dalla banalizzazione. Vi è un violento e feroce attacco a quello che noi chiamiamo progresso ed evoluzione umana che, purtroppo, non è passata da un’autentica e reale civilizzazione.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Mia Madre è nata a Praga e mio padre a Venezia. Città di fiaba e di poesia. Il mio sangue e il cognome che porto sono di etimologia araba-spagnola, sono un meticcio europeo. Ho scritto uno strepitoso poema epico in prosa, tra fiaba e poesia, che, forse, solo alcuni riusciranno a leggere, in questo secolo. Ho iniziato a scrivere poesie a 12 (mia patria) e a lavorare come operaio.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Iniziato nel 1982 a 37 anni l’ho finito nel 2018 a 73. Ovviamente non ho fatto solo questo. Ho sempre scritto ovunque e in qualsiasi condizione. La base è l’isolamento interiore ma anche i minuscoli pezzettini di carta che hanno invaso la mia vita.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Moltissimi i miei autori di riferimento. Quelli base: Garcia Lorca, Patrick White, Walt Whitman, Heinrich Böll, ma anche Samuel Barclay Beckett, Wisława Szymborska. Nella maggior parte poeti. Pochissimi del 900.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Carmina burana ma anche quelle citate in tutto il libro.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
E’ inevitabile e necessario vergognarsi di essere umani. In Manha Hatah il dettaglio e le motivazioni.