Intervista a Giuseppe Zio, autore de “Tre giorni”
Giuseppe Zio è nato nel 1962 e si è laureato in medicina e chirurgia a Bologna. Lavora nella continuità assistenziale e per l’Inps. Da sempre è appassionato di storia e ha scritto numerosi articoli e pubblicazioni di storia locale. Nel 2012 ha scritto “L’albero del gelso, le sette vite di Antonio Belpulsi”. Nel 2014 “L’ultima luce del tramonto”, nel 2016 ha pubblicato “Leo” e nel 2018 “Tre Giorni”.
Parliamo subito del tuo ultimo libro, Tre giorni. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
Questo ultimo mio romanzo storico racconta una vicenda che si svolge attorno al 1170, quando arrivarono le reliquie ritrovate del monaco benedettino Leo, che divenne Santo protettore del mio paese: San Martino in Pensilis. Grazie a questa rocambolesca vicenda si corre da allora una secolare corsa di carri trainati da buoi. La vicenda è anche una lotta fra benedettini ed eretici.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Io sono un medico con la passione per la storia locale della mia terra e dopo pubblicazioni storiche ho incominciato a scrivere romanzi storici che hanno più presa e sono più leggibili. Dopo il Primo romanzo dal Titolo “L’albero del gelso”, su un comandandante della Repubblica napoletana del 1799, sono seguiti altri tra i quali “Leo” che racconta la storia del benedettino Leo e poi “Tre Giorni”.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Il libro è stato scritto in due anni e si è servito molto delle ricerche storiche del precedente “Leo”, essendone la naturale prosecuzione. In un borgo del XII secolo ho immaginato una verosimile lotta fra i monaci benedettini e un gruppo di eretici che gestivano una chiesa. Sullo sfondo di questa lotta si innesta l’amore di un pittore con una ragazza che sarà il suggello di una pace definitiva.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Per la precisione del linguaggio e la descrizione dei luoghi mi ispiro a Umberto Eco e ad Alessandro Manzoni.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
In alcuni momenti sceglierei i Carmina Burana di Carl Orf, sopratutto nei momenti convulsi e dinamici del ritorno del carro con le reliquie di Leo in paese. In alcuni momenti sceglierei la sinfonia “Il Titano” di Mahler.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Se leggete i miei libri scoprirete l’amore profondo per i miei luoghi e la mia gente, per la storia di questa terra che non è seconda a nessuno anche se siamo stati in fin troppi secoli periferia del mondo!