Intervista a Oscar Nicodemo, autore de “Fumando Dostoevskij (L’istinto cannibale)”
Blogger de l’Huffington Post, Oscar Nicodemo ha scritto pièce teatrali, rappresentate a Roma dal 2002 al 2007, al teatro “Testaccio”, “Studio Uno”, “Il Colossseo”. Ha svolto attività di giornalista presso varie testate del mezzogiorno e ha declamato i propri aforismi in un programma pomeridiano di Rai2. In questa intervista ci parla del suo Fumando Dostoevskij (L’istinto cannibale).
Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
In un meraviglioso angolo del sud Italia, Jacopo, uomo di comunicazione, dedito alla difesa ambientale del territorio in cui vive, incontra “Don Nino”, boss di successo. Quel che doveva essere un incontro teso a soddisfare una curiosità di natura intellettuale, si rivela, per Jacopo, l’inizio di una vicenda ricca di colpi di scena, che si tinge di eros e sentimenti, pericolo e angoscia.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Una passione nata con l’adolescenza e senza dubbio stimolata dalle prime letture di Moravia, Goethe, Hermann Hesse. Ho iniziato a scrivere di teatro, ma il “romanzo” è il genere verso cui tendevo e mi preparavo. Amore per la scrittura? In verità, non sono riuscito a evitare di scrivere.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Ho portato a termine il mio romanzo dopo lunghi cinque anni, in cui vicissitudini avverse hanno procurato al mio lavoro difficoltà di sorta. Blocchi, pause, interruzioni forzate, ripensamenti, hanno rappresentato difficoltà da superare.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Davvero, non riesco a immedesimarmi o a ispirarmi a qualcun altro, sia pure celebre. Strano a dirsi, ma la mia scrittura è suggestionata dalla musica (classica, soul e jazz) e dalla pittura di me medesimo. Infatti, dipingo per trovare delle “cromature” alle parole che vado scrivendo.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Tchaikovskij, senza dubbio. Lo spirito russo della sua musica accompagnerebbe alla perfezione il suono delle mie parole.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Credo di aver scritto un romanzo nella sua forma classica, e, al contempo, innovativo per molti versi, intervenendo sul linguaggio e recuperando il dialogo nella sua forma più immediata. Ma, questo non è il vero motivo per cui dovreste leggerlo.