Intervista a Mauro Fondi, autore de “Angiolino, si doveva chiamare Benedetti”
Mauro Fondi nasce nel 1958 a Prato, allora laboriosa città tessile. Frequenta la scuola dell’obbligo, al lavoro come operaio tessile poi elettricista. Dal ’98 lavora anche come tecnico per spettacoli teatrali e musicali, attività che lo porta a conoscere il mondo del teatro. Scrive per il piacere di scrivere, a volte sembra quasi “sotto dettatura”, come spiegato nella nota conclusiva del suo libro Angiolino, si doveva chiamare Benedetti.
Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
La vera storia di Angiolino (mio nonno paterno) tra la seconda metà dell’800 e la prima metà del ‘900, rimasto orfano di entrambi i genitori quando aveva due mesi. Ultimo di tre sorelle e tre fratelli che vennero tutti affidati a vari orfanotrofi. Per una strana combinazione che non sto a spiegare, ma spiegata nel libro, i suoi fratelli e sorelle avevano il cognome del padre: Benedetti.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Mi è sempre piaciuto scrivere fin da quando ero poco più che bambino. Purtroppo sono andato a scuola solo fino alla terza media e questo mi impediva di “saper scrivere”. Per ovviare a questo ho cominciato a leggere molti libri, sopratutto con l’intenzione di imparare a scrivere. Dopo diversi anni di letture e scritture sono arrivato ad Angiolino, ed ad altre storie che cercherò di pubblicare.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
E’ stato il risultato di molte interviste a mio padre e mia zia (figli di Angiolino), di molte ricerche in archivi storici ed ecclesiastici, da parte mia e di una lontana cugina che ha raccolto molte testimonianze della famiglia. Inoltre molte ricerche in rete e interviste a eminenti storici locali; uno dei quali, Francesco Venuti, ha scritto la prefazione del libro. Il resto è stata la fantasia.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Non mi sento di somigliare a nessun autore, forse Karen Blixen ne “La mia Africa” e forse la storia potrebbe somigliare per il modo in cui è stata scritta. Ci sono molti autori che mi piacciono: Stefano Benni, Michael Ende, Erri De Luca, Michele Serra, Malaparte, Gabriel Garcìa Marquez, Mario Rigoni Stern, Andrea Camilleri, Agota Kristof, Wilburn Smith, Stephen King e tanti altri.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
La colonna sonora del film “La mia Africa” in certi momenti, in altri qualche melodia classica di Cophin o di Ennio Morricone.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
La storia di Angiolino, essendo vera, l’ho scritta prima di tutto per ricordare le disavventure di mio nonno, una cosa da tenere tra le foto di famiglia. Poi si sono aggiunte le storie degli altri sei fratelli e sorelle, così le ho riunite…