Intervista a Giorgia Pallotta, autrice de “Tra le ciglia, il rumore dei tuoi respiri”
Giorgia Pallotta è nata a Viterbo il 27 marzo 1995. Abita in un paesino di montagna, Soriano nel Cimino, in provincia di Viterbo. Appassionata di scrittura, cinema e lettura, si è laureata presso l’Università degli studi della Tuscia in scienze umanistiche. In questa intervista ci parla del suo Tra le ciglia, il rumore dei tuoi respiri.
Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
“Tra le ciglia, il rumore dei tuoi respiri” è una raccolta d’amore fatta di rinunce, di sofferenza, di sospiri e respiri sfuggenti. Si tratta di una raccolta di poesie in cui trapelano tentativi emotivi, sensazioni ed emozioni. Le eccezioni vincono sulle regole, l’amore sulla paura.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Sono una ragazza disordinata, con le mani sempre sporche di inchiostro e fogli bianchi sparsi in ogni angolo della casa. La passione che ho per la scrittura è nata con me ventitré anni fa. Nasce dalla voglia di amare e di farsi amare, dall’irrefrenabile voglia di regalare emozioni ai miei lettori emotivi.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
So quando la mia raccolta è stata conclusa, ma non saprei dire quando è stata concepita: è un percorso emotivo che ha avuto la possibilità di concretizzarsi attraverso le parole e l’amore. Ad occhio, credo di aver impiegato un anno, forse poco più. “Tra le ciglia, il rumore dei tuoi respiri” è nata quando ero ancora una studentessa universitaria, è nata tra le lezioni di letteratura italiana.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Lo stile c’è, è vero, è uno stile che mi sono creata nel corso del tempo, ed è del tutto vulnerabile. Sono anche una grandissima lettrice e, certamente, assomigliare a D’Annunzio rientra tra le mie aspirazioni più grandi. Il tentativo di spiegare l’amore vagheggia, sicuramente, nelle mie intenzioni. Amare significa abbandonarsi alla vita.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Hard to believe di David Hodges.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
L’amore è capace di andare oltre la paura, i timori muoiono, mentre le aspettative si concretizzano quando amate e lasciate che qualcun altro vi ami: voi, carissimi lettori, siete disposti a sconfiggere le vostre stesse paure, amando?