Intervista a Diego Donna, autore de “Starpillow”
Diego Donna è nato a Torino all’inizio degli anni ’70. Il che lo colloca a pieno titolo nel modernariato. In un negozio dell’usato probabilmente lo trovereste sullo scaffale accanto al mangiadischi. Sopravvive come può nel violento mondo dell’informatica. Ovviamente scrive per disperazione. Amerebbe molto scrivere come Borges, o Yourcenar. Ma, come si dice, “se avessi le ruote…..”. In questo spazio ci parla del suo Starpillow.
Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
È una storia che usa la fantascienza come pretesto per creare uno stato tra il comico, l’assurdo e l’esistenziale. Se la mattina dovessi dividere il tuo caffè con degli alieni, non cattivi, ma comunque ingombranti, come rivaluteresti la tua vita? C’è amore per il dubbio e per la diversità.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Ho idee brucianti, dilemmi interiori e ho voglia di trasmetterli. La scrittura, la narrazione in particolare, è una via per presentare un’idea in modo seducente, rendendo la trasmissione un momento appagante. Il bello del linguaggio è la capacità di generare immagini nella mente di chi legge.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Ho scritto per circa due anni per completare Starpillow. Scrivo in brevi sessioni molto intense. Raramente riesco a scrivere per più di un’ora. Do il meglio quando c’è una leggera confusione. Scrivo bene sul treno, sulle panchine, ai tavolini dei caffè. Basta che ci sia attività e rumore. L’ordine e la pace mi rallentano troppo la mente.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
A volte mi ritrovo in Borges (da lontanissimo), ma non sono così claustrofobico. Ammiro Carver per la capacità di far sorgere l’emozione senza descriverla. Limitarsi a parlare dei fatti e riuscire a far sorgere spontaneamente il mondo interiore. Starpillow non credo che abbia simili. Pensate al Manuale galattico per autostoppisti, se la risposta non fosse 27 ma il senso della vostra vita?
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Un mix di James Taylor, Pogues, Sex Pistols, I Beatles della fine. Di David Bowie metterei la foto, con tutti i personaggi che gli fanno un inchino. Ma lo ascolterei a parte…
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Dubitiamo! È un invito. Le certezze sono utili, ma non hanno seguito. Viaggiamo fino al confine oltre cui le certezze smettono di seguirci.