Intervista a Roberto Francalanci, autore de “Spunti di vista”
“Odio gli appellativi, le certificazioni, i pregiudizi, le esagerazioni; sono marchi a fuoco indelebili o chincaglierie. Io non sono importante e non posso elencare niente di altisonante. La scoperta dell’età matura è stata senza dubbio la scrittura. Questo ragioniere vicino alla pensione si è misurato in singolar tenzone con tutto quello che non avevo mai fatto e mi dicevano che non ero adatto…“. Si presenta così Roberto Francalanci, autore dell’opera Spunti di vista.
Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
A Napoli dicono “nessuno nasce imparato”. Ho iniziato a scrivere da pochi anni e Spunti di vista è il mio secondo libro di racconti. I libri di racconti non sono come i libri di ricette, dove trovi quelle di primi, antipasti o regionali. Ogni racconto sarà una sorpresa, per la semplicità con cui tratto gli argomenti.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Quando togli il lavoro a un uomo ultracinquantenne abituato a lavorare ben più delle otto ore al giorno, è come se gli togliessi la terra sotto i piedi. Mi è successo. Non mi sono demoralizzato. Mi è nata una voglia prepotente di scrivere e con decine di corsi di scrittura è germogliata una produzione letteraria variegata, come i corsi frequentati, come le persone che ho incontrato, come… me.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Per scrivere il libro, diciamo sei mesi circa. In genere scrivo dappertutto, porto con me un taccuino, prendo nota delle persone che incontro, di quello che dicono, e spesso nascono spunti per racconti e di recente poesie.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Mi caratterizza uno stile pericoloso, e da vivo non avrò successo, lo so fin da adesso. Come Ulisse di Joyce sono quello scrittore che mentre scrive pensa e mette per iscritto i pensieri, questi si mescolano ai racconti, alle storie fino a farle diventare cose serie. Spunti di vista è la metafora delle nostre vite e di come potrebbero diventare.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Imagine of the people potrei consigliarla, ma la musica è impegnativa, per leggere un libro ci vuole silenzio, occorre che le parole si stacchino dalle pagine e arrivino con tutta la forza e potenza alla mente del lettore. Ogni interferenza potrebbe indebolire il delicato passaggio. Ma questa è solo una mia idea.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
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