Intervista a Ornella Pani, autrice de “Il demone in tasca”
Ornella Pani è nata a Cagliari, dove ha vissuto e studiato. Si è laureata in giurisprudenza seguendo il sogno di una carriera forense, in sintonia con la sua passione per la dialettica. I casi della vita l’hanno portata a scelte diverse ed ora è un funzionario nel Comune della sua città. Ha incanalato la sua passione per il potere evocativo delle parole nell’amore per la lettura e la scrittura.
Parliamo subito del tuo libro Il demone in tasca. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
È una sorta di noir psicologico: la storia di una donna che si porta dentro un dolore segreto. Protagonisti sono anche i luoghi della sua fanciullezza, che custodiscono i suoi ricordi e hanno per lei un forte valore simbolico: un parco in mezzo agli alberi, una fontana di pietra e una statua di marmo, sullo sfondo di una vecchia biblioteca abbandonata. La verità è vicinissima a lei, ma ben celata.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Il mio amore per la scrittura è fratello di quello per la lettura: è il tentativo di immaginare, evocare, riflettere e condividere emozioni attraverso le parole. Leggere e scrivere sono due forme di comunicazione speculari.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Il mio romanzo è stato pensato e scritto in momenti diversi. Mi riesce difficile valutare il tempo che è stato necessario per dare una voce a Ilde, alle sue paure e alla sua determinazione nel trovare la via d’uscita dal labirinto in cui si trova. Mi sono dedicata a lei soprattutto di notte, quando il silenzio mi aiutava a sentire quello che i rumori del giorno impediscono di sentire.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Gli autori che mi hanno affascinato di più, in assoluto, sono quelli che restituiscono una visione della realtà dove niente o quasi niente è ciò che sembra: mi riferisco in particolare a Kafka e Pirandello, per i quali la verità è sempre nascosta dietro qualcos’altro o addirittura non è conoscibile e diventa un incubo, soprattutto in Kafka.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Se penso a una colonna sonora mi viene in mente una melodia malinconica sullo sfondo di un ritmo ossessivo: come il preludio n. 15 di Chopin, chiamato appunto “la goccia”.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Sì può fuggire senza muoversi e ci si può nascondere restando visibili. Basta rinchiudere il passato nell’angolo più remoto della mente.