Intervista a Alessandro Baradel, autore de “Il silenzioso cadere delle foglie”
Alessandro Baradel nasce a San Donà di Piave il 15 maggio del 1974. Impiegato nel settore del commercio, durante la giovinezza concilia lavoro e studio (in Giurisprudenza) per poi abbandonare definitivamente l’università e trasferirsi nel Regno Unito. Rientrato in Italia, continua a lavorare nello stesso settore ritagliandosi il tempo per scrivere.
Parliamo subito del tuo ultimo libro, Il silenzioso cadere delle foglie. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
La storia, un “dark romance”, narra di un ragazzo, Jack, che si trova ad essere schiavo del dispotismo paterno. Suo padre, il professor Robert J. Wozniack, è un raffinato intellettuale che cerca di impostare la vita del figlio secondo dei rigidi parametri. Ad un certo punto, una mossa azzardata gli fa perdere il controllo della situazione con drammatiche conseguenze per lui e per il figlio.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Il mio amore per la scrittura è la logica conseguenza di un’altra mia viscerale passione: la lettura. Mi sono avvicinato ad essa quando, in giovanissima età, ebbi la fortuna, e il privilegio, di “condividere” con Primo Levi quei drammatici momenti vissuti ad Aushwitz attraverso la lettura di “Se questo è un uomo” e “La tregua”; lettura che mi ha segnato nel profondo.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Tra lavoro e impegni vari, la stesura di questo romanzo mi ha impegnato per quasi tre anni. Questo lungo periodo è dovuto, anche, dal fatto che ho ripreso in mano l’opera più volte per aggiustamenti, tagli e correzioni varie. Ero solito scrivere nella mia cameretta a londra, ascoltando musica jazz e fumando qualche sigaretta…
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Ho letto sopratutto grandi classici del passato, ne consegue che un riferimento lo potrei fare solo con un autore di grande spessore. Siccome citare un grande nome risulterebbe, oltre che azzardato, quanto mai presuntuoso, preferisco glissare la domande e dire, piuttosto, di aver tratto ispirazione da più fonti.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Indubbiamente tra due opere, entrambi menzionate nel romanzo, che si potrebbero adattare a seconda dei gusti individuali di ognuno: Thank you di Dave Brubeck o la Sinfonia N.4 di Gustav Mahler.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Quello che si trova nel mio profilo twitter: “Internet è una finestra sul mondo, i libri lo sono da secoli…”