Intervista a Stefania Angioni, autrice de “Il mio nome è Francesca”
Stefania Angioni nasce a Torino nel 1987. Ha iniziato ad appassionarsi alla scrittura all’età di quattordici anni. Dieci anni più tardi, frequenta il corso di scrittura alla scuola Holden di Torino.
Anni dopo, uscirà il suo primo romanzo Il mio nome è Francesca (edito da Lettere Animate) con il quale, nel 2017, si aggiudica il 2°posto alla XX edizione del concorso nazionale di narrativa Valerio Gentile.
Parliamo subito del tuo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
Francesca è una donna in contrasto con se stessa. Per compensare quel senso d’inadeguatezza con il quale convive da tutta la vita, crea, nella sua mente,un mondo parallelo dentro il quale custodire i suoi ricordi d’infanzia, più belli. Ma, quando ci si ostina a voler vivere con lo sguardo perennemente rivolto al passato, si finisce col distruggere il proprio presente e quello di chi si ha intorno.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Il mio amore per questa meravigliosa arte nasce durante l’adolescenza, all’inizio lo trovavo un modo come un altro di manifestare i miei pensieri e riflessioni, con il passare del tempo, però, mi sono lasciata prendere sempre di più la mano, tanto da arrivare al punto in cui scrivere era diventato il mio unico obiettivo, per il futuro.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
All’incirca tre anni. Scrivevo principalmente durante il pomeriggio e la sera, passando dalla scrivania al divano e, dal divano, alla scrivania. Durante la realizzazione del mio libro, mi è capitato di conoscere persone diverse tra loro le quali, in un modo o nell’altro, sono state fonte d’ispirazione. È stato un percorso lungo e intenso e posso dire con certezza che ne è valsa la pena.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
“L’enigma del solitario“ di Jostein Gaarder, perché il suo modo di descrivere un mondo nel quale non esiste il male, è senz’altro un luogo dal quale vale la pena lasciarsi cullare prima di andare a letto. Per quanto nei miei libri descriva letteralmente un altro tipo di realtà, dentro di me, ci sarà sempre la ragazzina sognatrice di un tempo.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
“Che sia benedetta“ di Fiorella Mannoia, perché le sue parole mi sono entrare nel cuore, spaccandolo in due. Ascoltando la sua canzone, ho capito che la vita è veramente la cosa più bella e preziosa che possediamo e, dato che, è anche il tema principale del mio libro, la mia aspirazione più grande sarebbe proprio quella di riuscire a trasmettere le medesime emozioni.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Il mio saluto è rivolto a tutti coloro i quali, come me, non smettono mai di appassionarsi. A chi, nonostante le difficoltà, non rinuncia al proprio sogno, ma lo insegue con determinazione fino a raggiungerlo.