Intervista a Serena Savarelli, autrice de “La vita in una matrioska”
Serena Savarelli nasce ad Arezzo nel 1979, laureata in Ostetricia, vive a Castiglion Fiorentino con il marito e i figli. Nel 1999 pubblica il suo primo racconto dal titolo Il poeta dell’infinito, all’interno della raccolta Affacciati sull’infinito. Leopardi parla all’uomo moderno, a cura di Andrea Livi Editore. Successivamente pubblica vari racconti, poesie e il suo primo romanzo La vita in una matrioska per Montecovello Editore.
Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
Una donna, ostetrica, in un giorno normale di lavoro. Un incidente improvviso e la sua vita viene stravolta. Là dove Sara si scontra con l’immenso dolore incontra Leo. Le vicende s’intrecciano e due vite parallele si sfiorano in una danza dove amore, verità e realtà circondano i personaggi. Due esseri che si scoprono in evoluzione dove il vivere diventa pian piano saper vivere: la gioia del dolore.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Scrivo da quando ero piccola: per passione, divertimento e alla fine per comunicare ciò che spesso a parole non sempre riesce. L’amore per la scrittura arriva dopo quello della lettura e proseguono, poi, a braccetto. Scrivere porta a conoscere se stessi e il mondo che circonda. Scrivere è donare pezzetti di sé e riceverne infiniti altri.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
La storia di questo libro non è nata a caso, ma dall’ascolto di una storia vera unita a un po’ di fantasia. Ho scritto nei luoghi e nei tempi più inusuali e impensabili, ma sempre nel momento esatto che sentivo che qualcosa stava prendendo vita: una frase, un paragrafo e a volte capitoli interi. Scrivevo nei foglietti di carta e in stanze della casa lontane a quelle dove giocavano i miei figli.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Io non saprei descrivere il mio stile. Ho letto davvero tantissimi libri e tutti hanno lasciato un segno. Mi piace paragonare la nascita di un libro o di un semplice scritto al lavoro che faccio, l’ostetrica: non esisterà mai un parto uguale all’altro. Ognuno ha il suo stile e non c’è bisogno di somigliare a nessuno.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Sicuramente “Piccola anima” di Ermal Meta ed Elisa. Appena l’ho ascoltata ho capito che musica, accordi, parole e strumenti stavano suonando la mia storia.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
La vita è un’opportunità meravigliosa anche quando è dolorosa. In quel punto s’incontra sempre una persona che diventa mentore capace di far superare l’ostacolo! Buona lettura