Intervista a Pio Dal Cin, autore de “La mappa della morte”
Pio Dal Cin nasce a Conegliano Veneto nel 1956. Il padre gli trasmette il virus della fotografia, la madre quello della scrittura. Nel 1986 inizia il suo percorso di vita come fotogiornalista freelance di guerra, lavora con il Gazzettino per dieci anni come fotogiornalista e nel frattempo segue i maggiori avvenimenti che sconvolgono l’Europa.
Parliamo subito del tuo La mappa della morte. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
Marco, un giovane fotografo di successo, vive a Miami. Una vita tranquilla e agiata. La sua routine viene sconvolta dalla morte di una modella, l’ha fotografata ieri mentre camminava sul lungomare, per caso. Inizia un meccanismo tragico che lo porterà in giro per gli USA…
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Da sempre, la passione per la lingua Italiana mi è stata trasmessa da mia madre. Ho scelto di scrivere con la luce fino a 60 anni. Da fotografo a scrittore a 61 anni, per mettermi in gioco.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Un mese. L’ho scritto velocemente perché ho vissuto a Miami negli anni ’80 e mi bastava ricordare certi luoghi e avvenimenti per tradurli in questo libro che mi ha preso fin dalle prime battute. Scrivevo nel mio studio vicino alla finestra da dove potevo vedere le prealpi Venete.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Non riesco e non voglio assomigliare a nessuno. Per quanto potrebbe sembrare presuntuoso voglio creare il mio stile. Non aspiro al successo editoriale. Scrivo perché lo sento bruciare dentro come un fuoco che non riesco ad estinguere.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Essendo il libro diretto e crudo, a volte spietato, direi La Gazza Ladra.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Scriviamo con passione, con verità, con slancio. Solo se quello che scriviamo ci appassiona potremo condividerlo con i lettori