Intervista a Paolo Piccoli, autore de “La banda delle dentiere – non c’è resa al tramonto”
Paolo Piccoli è un portiere di notte. Nelle sue lunghe ore di lavoro, circondato dal silenzio e dall’oscurità si sbizzarrisce a leggere e trasformare in parole le sue fantasie. Ha scritto il suo primo libro nel 1996 e ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti in concorsi letterari.
Parliamo subito del tuo ultimo libro, La banda delle dentiere – non c’è resa al tramonto. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
La Banda delle dentiere è un romanzo noir che narra le vicissitudini di un gruppo di attempati signori dal passato burrascoso che decidono di giocarsi il tutto per tutto per prendersi un’adeguata rivincita sulla pesante situazione che stanno vivendo. Escogitano quindi un piano per saccheggiare una banca e lo mettono in pratica confrontandosi con le enormi difficoltà legate non solo alla loro età.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Il mio amore per la scrittura vive due tappe essenziali. La prima alle medie, quando una prof di italiano riesce a cogliermi nel modo giusto e motivarmi, la seconda al ritorno dalle mie avventure in giro per il mondo, spronato da un amico impiegato in una CE. Oltre a ciò, sono sempre stato un buon lettore e i libri hanno avuto un ruolo determinante nel mio vissuto oltre che essere fonte di gratificazione.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Tra stesura e correzioni ho speso il tempo di una gestazione: 8-9 mesi. Sono stato ispirato dalla situazione attuale della crisi (epoca Governo Monti e dintorni) e mi sono immedesimato in una ribellione da parte di un gruppo di anziani insorgenti. Un po’ vivevo sulla mia pelle i morsi della crisi, ma ciononostante alimentavo la speranza, che si è tradotta infine nel messaggio trasmesso dall’opera.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Per quanto lo vorrei, non riuscirò mai ad assomigliare a certi scrittori la cui retorica mi fa impazzire di piacere, ciononostante, alcuni miei lettori hanno ravvisato una certa somiglianza di espressione con Carlotto, ne ho letto quasi tutta la bibliografia ed è comprensibile, così come Leonard, di cui ripercorro i temi in salsa padana.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Senza esitazioni ‘Na bruta banda e Marghera dei Pitura freska. Infatti il clima che vi è richiamato e l’ambientazione stessa vede proprio Marghera e dintorni come principale scenario della storia. Penso che esalterebbe l’immaginario con un effetto simile a quello che mi ha dato scoprire “L’amore ai tempi del colera” quando abitavo a Cartagena dov’è ambientata.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Credo proprio di aver prodotto una storia che ti lascia uno stato di soddisfazione. Anche se lo sai che è fantasia, ti aiuta a sognare cose belle, una rivincita sulle sfighe quotidiane.