Intervista a Gino Bonometti, autore de “Il tram di Fernanda”
Gino Bonometti nasce a Torbole Casaglia (Bs) nel 1941. Nel 1957 entra nel Seminario di Brescia. Frequenta e viene ordinato prete nel 1967. Si diploma Infermiere Professionale nel 1975 e svolge servizio agli Ospedali Civili della città e il servizio sul territorio per l’Assistenza Domiciliare agli anziani. Nel 1976 si sposa. In pensione ha iniziato a scrivere. Ha partecipato a Concorsi Letterari. In questa intervista ci parla del suo Il tram di Fernanda.
Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
Tratta di una problematica esistente ma solo in un certo ambito e di nicchia, se così si può dire. Si tratta di una donna usata dal marito solo per determinate sue esigenze e che riesce a divorziare ma sempre alla ricerca di qualcuno, di un amore, che la faccia sentire donna. Lo trova e conosce solo verso la fine del racconto la sua vera essenzialità personale.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Quando frequentavo il Liceo i miei temi non erano lunghi più di due facciate. Non mi riusciva. Quando sono andato in pensione mi sono messo a ripensare un po’ i miei trascorsi e da lì le parole hanno iniziato ad uscirmi con una certa facilità. Ho scritto una testimonianza personale e un piccolo romanzo, editi e ho due romanzi inediti di cui uno finalista a Tivoli “Residenze Gregoriane”.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
La stesura è durata due anni perché ho voluto la partecipazione di un tecnico per l’aspetto giuridico matrimoniale. E’ stata una partecipazione intensa perché riprende aspetti della mia vita e di tante persone, donne e uomini,implicati nei meandri segreti dell’amore, negato da chi questo amore avrebbe il dovere di farlo sentire e vivere. Le tensioni che emergono sono molte e molto intense.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
A Tomizza per il suo modo un po’ “retro” nel mio stile, ma attualissimo per i suoi tempi. Mi piace uno scrivere senza ricercatezze artistiche o linguistiche. E’ il linguaggio comune e quasi popolare che mi riesce meglio.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Nessuna colonna sonora. L’ho scritto ascoltando molto di Chopin.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Bisogna iniziare a leggere di tutto. Non bastano mai le prime pagine. A me è successo che, dopo le prime pagine,avrei voluto lasciare la lettura ma, con pertinacia, ho voluto continuare e scoprire se veramente ne valesse la pena. Alcune volte, sì.