Intervista a Leyla Ziliotto, autrice de “Mia madre mi odia”
Leyla Ziliotto, genovese italo-marocchina di 25 anni, laureata in lingue e culture moderne all’Università di Genova, è stata campionessa italiana di bocce nel 2011 e medaglia di bronzo al valore atletico CONI. Ex vice-presidente di un’associazione destinata al supporto dei papà separati, è conduttrice televisiva e promotrice di Lettura Continua (gruppo culturale destinato al rilancio della cultura fra giovani).
Parliamo subito del tuo libro Mia madre mi odia. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
E’ la storia di una ragazza, chiamata Sephora, che nella vita ha dovuto fare i conti con un ambiente famigliare caratterizzato dalla prepotenza della madre, che oltre a non amare i figli ha anche cercato di imporre, non attraverso l’esempio ma tramite la coercizione, le proprie visioni religiose, culturali ed emotive. E’un romanzo di narrativa che attinge da più contesti reali.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Ho 25 anni, da sempre ho coltivato questa passione. Da lettrice precoce (il mio primo libro letto fu ‘La metamorfosi’ di Kafka) a scrittrice il cui intento principale è quello di dar voce attraverso la penna a realtà poco convenzionali, a dolori solitari ed in apparenza inconcepibili. Per me la scrittura è psicanalisi applicata, è il mezzo più nobile per raccontare e perciò raccontarsi.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Il libro nasce come opera autopubblicata nel 2017. Successivamente il libro viene acquisito da un editore abruzzese che decide di pubblicarlo donandogli una nuova veste grafica ed editoriale. Ho cominciato a mettere nero su bianco questo romanzo a 18 anni, dunque 5 anni. Io scrivo la sera, accanto al mio gatto, ascoltando la musica d’autore e, fra un pausa e l’altra, suonando il pianoforte.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Voglio colpire, senza stupire, scrivere per rompere gli stereotipi. Bukowski scriveva: “l’amore è una parolaccia“. Io invece “partorisco” nero su bianco che “esistono madri che abortiscono i propri figli da vivi“. Adoro il sarcasmo perché penso non ci sia niente di più soddisfacente per se stessi che trasformare in opportunità il dolore che si ha dentro.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Amore che vieni, amore che vai di Fabrizio De Andrè.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Consiglio di leggere questo libro per scoprire situazioni poco convenzionali che in realtà sono molto più comuni di quanto si possa immaginare. Per far sì che un giorno non sia più necessario stupirsi e non riuscire a spiegarsi se…#mimadremiodia