Intervista a Giuseppe Puonzo, autore de “Le strade di papà”
Giuseppe Puonzo è nato a Torino nel 1982. Sposato, padre di una bambina di due anni e mezzo. Vive a Cuneo. Laureato in comunicazione di massa e multimediale all’Università degli Studi di Torino, lavora come responsabile in una tipografia alle porte di Torino. In questa intervista ci parla del suo Le strade di papà.
Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
Le strade di papà è un romanzo di narrativa, la storia di un uomo che dopo aver viaggiato il mondo per scopi umanitari si ritrova a diventare papà in maniera rocambolesca. E allora inizia il viaggio della vita, accanto alla sua bimba, alla ricerca dei sensi e dei significati, cercando le risposte nel suo passato.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
L’amore della scrittura nasce ai tempi della scuola media. Scrivevo sempre e solo la bella, nei temi, prendendo ottimi voti. Di contro, non consegnavo mai la bella di matematica, fermandomi solo alla brutta copia. Nasce lì, nel desiderio di raccontare il mondo che mi circonda.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Un anno e mezzo. La mia bimba ha due anni e mezzo. L’ho scritto di notte, rubando le uniche ore che un papà ha: quelle notturne. Di notte, nel silenzio delle prealpi cuneesi, davanti ad una tastiera: la scrittura permette questo, di esplorare sentieri inesplorati.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Adoro Baricco, dal quale vorrei rubare il realismo straordinario dei racconti, e Gramellini, dal quale vorrei rubare con una bacchetta magica le parole messe in fila in maniera eccezionale.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
The mission di Morricone. E Il maestro di Renato Zero. Oltre, naturalmente, a Father & son di Cat Stevens.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Un libro ha senso se fa ridere, piangere, sorridere, pensare, riflettere, stare meglio. Mi piacerebbe ci fosse tutto questo, nel libro che ho pubblicato.