Intervista a Gennaro Maria Guaccio, autore de “Ritratto di Daniela”
Gennaro Maria Guaccio, napoletano, è stato docente nella scuola secondaria e in parte nell’Università (SICSI). I primi studi sono stati di tipo scientifico, dal Liceo alla Laurea in Ingegneria Chimica, alla specializzazione in Fisica Teorica e Nucleare. Poi quelli umanistico/filosofici, intravisti al Liceo, ritrovando in essi un senso più compiuto dell’esistenza, conseguendo la Laurea in Scienze Religiose. In questa intervista ci parla del suo Ritratto di Daniela.
Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
Ritratto di Daniela è un romanzo di formazione. Daniela è una giovane professoressa che in un’epoca ancora piena di molti pregiudizi sposa Ludovico, suo ex allievo di Liceo. Ludovico racconterà, insieme a una voce fuori campo, la loro vita insieme. Daniela vi è ritratta come una donna molto volitiva, intraprendente sul piano culturale quanto su quello sociale. Si ameranno tutta la vita.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Ho cominciato a scrivere sui banchi di Liceo. Ho ripreso una trentina di anni dopo quando sono tornato agli studi umanistici. Ricominciai con un racconto con il quale vinsi l’abbonamento per un anno all’Espresso. Ho collezionato tre raccolte di racconti e sette romanzi, compreso l’ultimo. Scrivere dà senso all’esistenza, che altrimenti si perde nel ritmo monotono della quotidianità.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Ho impiegato circa due anni, comprese un paio di revisioni. Mentre scrivevo avevo in mente almeno tre donne con le quali ho condiviso amicizia e affetti. Il risultato è il ritratto di una donna possibile ma, più probabilmente, ideale.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
L’autore al quale ho cercato di essere vicino per stile è Saramago. Mi aveva già convinto con il suo flusso di pensiero che nel portoghese si modernizza e ti permette di sfrondare la scrittura anzitutto da tutta una serie di segni grafici che la appesantiscono. Così uso solo la virgola, il punto, l’interrogativo e un trattino per introdurre il dialogo. Aborrisco il punto esclamativo.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Chopin, notturno, opera 27, n. 2. La sto ascoltando mentre scrivo.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Leggete, leggete tanto. Ci sono svariati generi di lettura e tutti possono dare spunti interessanti per meditare su se stessi e sul mondo in cui viviamo.