Intervista a Fabio Maiano, autore de “In nome de lo Messer Santo Marco”
Fabio Maiano nasce a Treviso nel 1965. Dopo studi di indirizzo scientifico inizia a lavorare nel campo assicurativo. Tra le varie sedi di lavoro vi è Venezia e la passione per la storia si fonde con la passione per la città lagunare. Complice un gioco di ruolo e una musa ispiratrice crea, quasi per gioco, il romanzo storico di cui ci parla in questa intervista.
Parliamo subito del tuo libro In nome de lo Messer Santo Marco. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
1591, Venezia. Fabio Falier patrizio veneto ripercorre in una notte tutta la sua vita. In particolare i ricordi si concentrano su una serie di delitti su cui aveva indagato e che si erano rivelati molto più di quanto sembrano. Diviso tra senso di giustizia e senso dello stato, vita pubblica e privata, morale e pragmatismo, arriverà a mettere in discussione il Rinascimento. Giallo storico.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Nasce dalla lettura. Dalla voglia di raccontare e dare un filo logico alle giocate create da master in un gioco di ruolo online. Scrivo con il gusto del divertimento, alternando parti serie, facete e citazioni. Già il titolo è uno “scherzo”: è un endecasillabo.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Lavoravo fuori sede e la sera ero a casa da solo, poca voglia di uscire. È stato quasi per gioco che ho iniziato a scrivere. Prima cosa: griglia storica, fatta di avvenimenti e uomini. Seconda: immaginare i personaggi, schizzandone il ritratto. Terzo: un fil rouge. Il resto… le dita scorrono sulla tastiera, quasi che i personaggi si muovessero da soli. Tre mesi e la prima bozza era pronta.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Ken Follett e Umberto Eco. Saper fondere ironia e pathos, perfetta coerenza storica e invenzione, mettersi in gioco senza troppo prendersi sul serio. Usare il “ritmo” di scrittura in funzione della “scena”.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Un concerto di liuto rinascimentale, escluso l’inizio del XXX capitolo che rispetta (esperimento) la metrica del 3′ movimento della Primavera di Vivaldi.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
In Nome de lo Messer Santo Marco, un libro di misteri, di amore, di dubbi. Un rinascimento fatto di luci e di ombre. Un mistero da svelare, amori da vivere, dubbi da risolvere.