La manutenzione dei sensi | Franco Faggiani La manutenzione dei sensi | Franco Faggiani

La manutenzione dei sensi | Franco Faggiani

A me non sembra che tu sogni, a me sembra che tu abbia pensieri”: Martino Rochard, sedici anni o poco più e una maturità che ti spiazza, poche parole ma d’effetto. Domande e affermazioni sparate lì,  quando meno te lo aspetti. Una sorpresa dopo l’altra, come una meravigliosa sorpresa sono le pagine nascoste dietro questa copertina, dietro il panorama che la montagna cela e svela. 

Martino è  uno dei protagonisti de “La manutenzione dei sensi”, il nuovo romanzo di Franco Faggiani, edito da Fazi, nelle librerie solo da pochissimi giorni.

Romano di nascita, milanese d’adozione, Faggiani nasce come  giornalista: economia, cronaca, ambiente, sport ed enogastronomia. Le sue pubblicazioni hanno la forma di guide, manuali, saggi e testi,  ed il sapore della passione per la vita, che si tratti di un buon vino o di una passeggiata in montagna..

L’autore intinge la penna nell’inchiostro di queste passioni, modellando così il protagonista del suo nuovo libro: Leo Guerrieri, giornalista, vedovo, due figli, lascia Milano per trasferirsi sulle Alpi (leggermente autobiografico qualcuno ha detto.. ma ho parlato con la moglie “io sono ancora viva!” 🙂 ).

Questo potrebbe già bastare ad incuriosire i lettori: l’esperienza di un padre, che carica tutto sulle sue spalle, anche perché la macchina lo abbandona di punto in bianco, e decide di trasferirsi in un paesino di montagna.  

Un ritmo vocale che cambia, sì vocale, perché sembra quasi di essere in quella casa, e ascoltare le voci dei protagonisti mentre si leggono tutte d’un fiato le pagine di questo racconto: un padre depresso ma un uomo anche divertente e affascinante, una figlia che sembra non esserci mai, ma così presente in quell’assenza come solo le donne sanno essere… ed un figlio in affido, un pianeta da imparare a conoscere, ed un’esperienza che sconvolgerà la già non tranquilla vita della famiglia Guerrieri.  

Una penna fluida e dolce, quella del Faggiani, che segue il ritmo incalzante prima e lento poi, di Leo, una vita sconvolta da due eventi molto forti: la morte della moglie Chiara, improvvisa quanto silenziosa, e l’arrivo in famiglia di un figlio in affidamento, Martino…

prendiamone uno a casa…solo per un po’, in attesa che una famiglia lo adotti

così gli aveva assicurato la figlia maggiore, Nina, in gambissima osteopata affaccendata tra tremila impegni, ai quali si dedica con devozione… tanto da portarsene uno a casa: Martino, neanche fosse un cucciolo di cane! E’ invece  un orfano silenzioso, (troppo?) , e quieto.. che diventerà ben presto il fulcro della nuova famiglia, e forse ci resterà, fin tanto che non salteranno fuori “i documenti del Tribunale”…

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A Martino viene diagnosticata però una strana patologia: “la sindrome di Asperger”, una doccia fredda cui Leo, e la sua depressione già latente, non sono preparati.. una nuova presenza da gestire,  come se non ce ne fossero già tante in quella casa,  un’esperienza dalla quale non si possono prendere le distanze.

Bisogna rimboccarsi le maniche, e imparare a gestirla, imparare a conviverci. E Leo non si tira indietro.

Non è solo, però. C’è qualcuno ad aiutarlo, c’è l’altra dolcissima protagonista di questo racconto: la montagna è lì, pronta ad accoglierli nel suo “isolamento protettivo”, con la sua pace, i suoi colori, i suoi alberi, i suoi cieli… il plurale è d’obbligo, l’uso del singolare sarebbe riduttivo rispetto a tutte le emozioni che questo padre e questo figlio riescono a provare lassù e regalano anche a noi che come in un film restiamo incantati a guardare scorrere la loro vita.

Una nuova consapevolezza è quella che ritrova Leonardo: “ma cos’è la consapevolezza proprio?”, Martino attinge dalla sua vita “montana” tutta la saggezza che probabilmente gli apparteneva già, e tocca a Leo trovare le risposte, riempire gli zaini, “contenitori delle vite con dentro le sedimentazioni del tempo”…

Questo senso di protezione rassicurante pervade tutto il romanzo, e gli si accompagna una nuova complicità, una nuova allegria, una spensieratezza, una calma e un’armonia dai ritmi così lontani dalla vita di città, come nuovi  e diversi sono i volti che i nostri due incontrano su per quei sentieri: Augusto e Daniele, il loro agriturismo (persone vere, non personaggi, ci ha spiegato l’autore!), le donne in cui piacevolmente si imbatte Leo, gli arnesi da lavoro per intarsiare il legno, con cui Martino grazie al suo nuovo mentore, ne farà un mestiere; e poi le vacche (“chè non si dice mucche!”),  le passeggiate, le stelle e la stalle, la neve, le nuvole, e anche la pioggia sì, perché l’aria e la fatica puliscono il cervello…

Stavamo imparando a fare, ma anche a fare senza..la regola numero uno per vivere in montagna, come diceva Augusto.

Una scommessa vinta quella di Leo? Cosa dirà Nina quando vedrà la nuova casa? Come troverà suo padre e suo fratello? Cosa ne sarà di Martino?

A voi le risposte, privarvi del piacere della lettura sarebbe una manutenzione forzata dei vostri sensi: ciascuno deve invece trovare il suo… di sicuro però posso dirvi di esser d’accordo con l’autore:

Credo che per essere felici, o almeno per provarci, non bisogna immobilizzarsi ad aspettare che le cose buone accadano, ma è necessario stare in movimento per fare in modo che le cose buone possano accadere”.

Grazie Leo, ops, Franco!

 

 

 

 

Autore: Roberta Liberto

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