Intervista a Michela D’Amore, autrice de “Seannette”
Michela D’Amore, 25enne aquilana, ha una passione irrefrenabile per la scrittura. Adora comunicare in modo alternativo con le persone e dare loro una compagnia speciale, anche nella loro solitudine. In questa intervista ci parla del suo Seannette.
Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
Seannette è il mio secondo romanzo. Introspettivo, riflessivo. Descrive le vite di questi due personaggi, dal loro fiorire fino al punto in cui crederanno di essere diventati troppo grandi per tante cose. Eppure, non esiste un’età tante volte, quando si parla di Amore. Bisogna dare una chance a quel che siamo davvero e non lasciarci soffocare o cambiare dalle delusioni della vita.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Il mio Amore per la scrittura è nato, in primis, come bisogno. Poi ho scoperto che era anche un Amore. Ho iniziato ad avvertire, fin da bambina, la necessità di trasformare le mie emozioni in qualcosa di concreto e dare loro una forma migliore. Perché a volte quelle stesse emozioni mi laceravano e, trasformarle in parole, le rendeva molto più belle. In quel modo riuscivo ad accettarle e sentirle mie.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Paradossalmente ho impiegato più tempo a scrivere questo romanzo -che è più breve- piuttosto che il primo. Seannette ha impiegato circa due anni a formarsi ma è stato anche soggetto a molte pause. Scrivevo prevalentemente di notte, mentre il resto del mondo sembrava dormire. Ma, qualche pagina, è nata anche all’aria aperta, o di notte, nella mia mente, mentre faticavo a prendere sonno.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
‘Sentirmi di somigliare’ sarebbe un elevarmi fin dove non penso di stare, ancora. Però, stando al gioco, per il semplice fatto che ragiono sempre, intreccio pensieri, e adoro la questione “ciò che sembra ma ciò che è” direi Pirandello.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Ho ascoltato principalmente musica al pianoforte per la scrittura di questo romanzo perché, le parole cantate, mi distraevano. Avevo bisogno di uno sfondo musicale vero e proprio, così ho ascoltato Mattia Cupelli. Ma anche alcune canzoni dei Kensington. Consiglierei comunque la Musica che più piace.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Ciao a tutti, scommetto che non avete mai sentito la parola “Seannette”. Spero che questo romanzo possa portarvi dunque un po’ di curiosità e farvi venire voglia di affrontare un viaggio ricco di emozioni tradotte in parole!