Intervista a Marco Bianciardi, autore de “L’Autrice di best seller”
Marco Bianciardi, classe ’69, nasce a Siena. Professore di lettere in un Liceo scientifico di Siena e studioso di cinema, in particolare di Federico Fellini e del cinema Italiano post neorealista. Autore di racconti pubblicati in antologie e di un romanzo, attualmente sta lavorando alla stesura del suo secondo romanzo.
Parliamo subito del tuo ultimo libro, L’Autrice di best seller. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
Non rientra in un genere ben preciso, anche se presenta tratti di noir e di fantasociale. Un gruppo terroristico denominato FLIA (Fronte per la Liberazione di un immaginario alternativo) ha deciso di colpire star del mondo dell’intrattenimento accusate di addormentare la coscienza del proletariato post industriale. Tra questi una solitaria scrittrice commerciale piena di complessi.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Fin da adolescente, ho sempre avuto una sfrenata passione per la lettura e la scrittura. C’è da aggiungere però che il mio immaginario narrativo e rappresentativo personale è anche fortemente influenzato dal cinema. Indipendentemente dal fatto o meno di pubblicare, non saprei immaginare una vita priva di spazi dedicati all’attività di scrittura.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Quattro anni. Del resto il libro è di oltre 500 pagine, anche se chi lo ha letto mi ha assicurato che non risulta pesante. Facendo di mestiere il professore di lettere in un Liceo ed avendo due figli, materialmente scrivo nel mio studiolo nei tempi che riesco a concedermi. A livello mentale, però, la propensione ad avere un approccio narrativo al mondo che mi circonda non mi abbandona mai.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Sono molto affascinato dal montaggio narrativo, dalla possibilità di disseminare più linee narrative dentro i romanzi che scrivo, senza seguire necessariamente un tradizionale sviluppo logico-consequenziale della storia. Direi che mi piacerebbe somigliare a qualcuno degli autori che Stefano Ercolino, qualche anno fa, ha definito “Massimalisti” (in particolare Bolano, De Lillo, Wallace).
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Molta musica pop, talvolta anche commerciale, associata a qualche inserto di classicità. Mi vengono in mente le colonne sonore dei film di Sorrentino, in questo senso.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
In letteratura, preferisco l’impuro, l’imperfetto, il rischioso, l’irritante ai meccanismi prevedibili che cercano di incontrare l’accordo di tutti.