Intervista a Domenico Dentici, autore de “Il ragazzo della scogliera”
Domenico Dentici, giovanissimo autore siciliano, vive a Sciara, in provincia di Palermo, e studia al Liceo Scientifico. Ama scrivere e parlare ai lettori attraverso le sue storie. In questa intervista ci racconta il suo Il ragazzo della scogliera.
Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
Buongiorno a tutti! Il mio libro parla di un ragazzo, Francis, che si sveglia in una stanza completamente bianca senza ricordare nulla se non il suo nome e poco più. La narrazione alterna momenti all’interno della stanza bianca e momenti in casa di Francis che tenta di ricostruire il suo passato per comprendere come sia finito in quella misteriosa stanza. Io lo considero un thriller psicologico.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
È inutile dire che il mio amore per la scrittura nasce sin da quando ero bambino. Ho iniziato a scrivere “ufficialmente” a dieci anni, scrivendo piccoli racconti e bozze di romanzi mai portati a termine.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Ho scritto questo libro in pochi mesi, al buio della mia cameretta, quando tornavo da lavoro o da scuola. Amo il silenzio mentre scrivo, mi rilassa ancora di più.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Credo di avere qualche tratto in comune con tutti gli scrittori che amano i cambi di prospettiva. Adoro cimentarmi nei cambi di prospettiva, lo adoro davvero tanto. Per questo motivo aspiro a diventare come Natsume Soseki, uno scrittore che io amo davvero molto.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Credo che Il ragazzo della scogliera debba essere letto in silenzio.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Un saluto a tutti coloro che amano leggere ed amano scrivere. Solo noi sappiamo cosa significhi vivere mille vite.