Intervista a Davide Nicotra, autore de “Sibili cumani”
Davide Nicotra nasce nell’agosto del 1992 e si distingue presto per sensibilità alla grandezza della natura e della parola. Il liceo scientifico lo apre alle opere più pregevoli dell’umanità. Vantando qualche pubblicazione edita ed altre di prossima uscita lavora e studia, studia e lavora. Fra i clangori del quotidiano, cerca verbi e sostanze da coniugare in scarti di bella letteratura.
Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
L’ultima fatica consiste in una raccolta di poesie confluite nel florilegio dal titolo Sibili cumani. Il richiamo alla profetessa antica accomuna tutte le poesie essendo figlie della solitudine e della visione. C’è forza e debolezza, in ognuna di esse. Troverete l’orgoglio di chi ha capito che la poesia consente di verniciare la ruggine di verde.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
L’amore per la scrittura nasce da un fallimento: un suicidio incompiuto. Posso ammettere che se si resiste alla tentazione di umiliare l’esistenza con la propria morte in certo modo non si muore più; si crea un cordone d’amore fra noi ed ogni sventura.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
La raccolta ha preso forma in una notte. Annovera poesie dal forte lirismo ad altre la cui capacità d’osservazione è tagliente, vera, spoglia da farsi odiare.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
La raccolta non ha pretese di alcuna emulazione ma costituisce una creazione a sé stante. Ci sono vene Leopardiane ed altre paragonabili al calore wildiano.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Certo un pezzo barocco. In alternativa i violini di Faurè.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Prendete due granelli di sabbia quando tutto il corpo appena bagnato dalla pioggia si allarga e diventa mare e le mani un’estensione di quel sole che ama e spoglia ragazzi e ragazze. Il silenzio farà sesso con la notte e nascerai in piccole parole tue.