Intervista a Costantino Giannuzzi, autore de “I loro uomini morti per Giasone”
Costantino Giannuzzi, classe ’57, nasce nel Salento. Scrittore, pittore, musicista compositore. Si laurea in Farmacia all’Università di Bari e nel 1987 esce il suo primo libro I loro uomini morti per Giasone a cui fa seguito Semilune in terra Dei Gianco Zeus. La nuova produzione prevede un poema eroicomico e una composizione musicale. Nell’intervista che segue ci parla dell’opera I loro uomini morti per Giasone.
Parliamo subito del tuo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
È una storia vera accaduta all’Università nel 1984, la coppia di studenti che hanno vissuto la violenza delle regole residenziali ne narrano lo svolgimento con il flusso di coscienza.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Una passione, quella della scrittura, nata nel 1985 e si è prolungata nel tempo con il secondo libro “Semilune in terra Dei Gianco Zeus”. Ora, è in progetto editoriale il terzo dopo un lungo periodo dedicato alla composizione musicale.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Son bastati tre anni di macchina da scrivere, in quel frangente di tempo i computer avevano poco spazio nella mia vita. L’ambiente era tremendamente evolutivo,ma l’editoria locale molto malsana e corrotta. Questo spiega l’allontanamento dalle pubblicazioni dopo il secondo libro.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
James Joyce è stato il maestro del Carnevale in maschera del sistema, ora tocca a noi rivelare i veri volti del blocco del genere umano.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Sicuramente una mia composizione originale, ma volendo sceglierne una già in commercio direi Ummagumma dei Pink Floyd.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Per vivere un’esperienza rivelatoria con il proprio libro, serve una lettura decodificata con opportuni accorgimenti.