Intervista a Carlo Menzinger di Preussenthal, autore de “Il sogno del ragno (Via da Sparta)”
Classe ’64, nato a Roma, l’autore Carlo Menzinger di Preussenthal vive a Firenze. Ha pubblicato i romanzi ucronici “Il sogno del ragno”, primo volume della saga Via da Sparta, “Il Colombo divergente”, “Giovanna e l’angelo”, i thriller “La bambina dei sogni” e “Ansia assassina”, vari altri romanzi, racconti, articoli e poesie su riviste e antologie. Il suo sito è www.menzinger.it
Parliamo subito del tuo ultimo libro, Il sogno del ragno. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
Immaginate una bellissima ragazza di diciassette anni che, violentata, inizia la sua fuga verso un mondo migliore. Siamo a Napoli, oggi, ma in un mondo del tutto diverso dal nostro, in cui Sparta 2400 anni fa ha sconfitto Tebe e Atene ed è divenuta nel tempo un forte impero, mutando ogni cosa. “Il sogno del ragno” è un’ucronia e descrive la storia come sarebbe se si fosse svolta in un altro modo.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Creare è un bisogno, un’esigenza fondamentale dalla quale non possiamo sfuggire. È questa la magica forza che ha spinto l’umanità sin qui. È questo che ci rende umani. Più le storie che inventiamo le sentiamo vicine e nel contempo diverse da ciò che conosciamo, più ci piacciono. Creare mondi nuovi è la più grande sfida per un autore. “Il sogno del ragno” è un mondo del tutto nuovo in cui perdersi.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Posso dedicare solo poco tempo alla scrittura. Ho iniziato a scrivere “Via da Sparta” nel giugno del 2009. Scrivo per aggiunte e tagli continui a un corpo principale, con numerose riletture e revisioni. Un’ucronia ha basi storiche. Mi sono documentato leggendo saggi, romanzi e consultando il web. È nato un romanzo troppo grande che ho diviso in tre volumi. Il primo è “Il sogno del ragno”.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Scrivendo “Il sogno del ragno” avevo in mente molti autori ucronici come Turtledove, Silveberg e Harrison. Parlando di Sparta, ho considerato Pressfield, Manfredi e Frediani. Sono certo debitore anche a tutta la fantascienza. In questo romanzo ci sono elementi di King, Ishiguro, Murakami, il pensiero di Rifkin, Diamond, Foer, Borges e Fusaro e centinaia di altri autori.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
C’è una ragazza che scappa: una fuga di Bach? Sparta rifiuta ogni lusso, è spietata, con uomini e donne separati nella vita e nei ruoli, padroni e schiavi, guerre continue. “The wall” dei Pink Floyd? Troppo moderno e ricco. Gli spartani rifiutano l’arte e come musica hanno marce militari. È un mondo così diverso che la musica deve ancora esser scritta: antica e moderna, fredda e possente.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
L’ucronia è storia sognata. Ci insegna che nulla è scontato e tutto può essere. “Il sogno del ragno – Via da Sparta” ci insegna a inseguire i nostri sogni.