Intervista a Beatrice Corradini, autrice de “Io sono la pioggia”
Beatrice Corradini, in arte Trix, nasce a Roma ed è classe ’95. Ha frequentato il liceo classico e studia Lettere Moderne a Roma Tre, ma sogna di volarsene in Irlanda tra leprecauni e folletti. Ama leggere, scrivere, le lenticchie, il fantasy e la fantascienza. In questa intervista ci parla del suo Io sono la pioggia.
Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
È un romanzo di formazione/romance, all’insegna del black humor e del punk. Roma, anno scolastico 2011-2012: tra nevrotici e sociopatici professori di letteratura, amiche appassionate di chimica e concerti discutibili, bande di reietti dai capelli colorati, piccola criminalità organizzata, neofascisti, Torpex e strane gite a Manchester, Andrea Rolfi non è sicura di arrivare viva alla maturità.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Nasce da quando sono in grado di tenere una penna, spinta dalla necessità di estraniarmi e divertirmi inventando situazioni improbabili (“Divertimento” e “Sfogo” sono le parole chiave). 400 battute sono davvero poche per esprimere cosa rappresenti per me scrivere, ma direi che è un modo di dar vita a qualcosa che mi fa stare bene e che, se sono fortunata, fa stare bene anche altri.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
È difficile quantificare. L’ho scritto quattro anni fa quando anche io, come Andrea, frequentavo l’ultimo anno di liceo. “Io sono la pioggia” è stato scritto “fisicamente” a scuola, negli intervalli e durante le lezioni troppo noiose. La fase di editing (diciamo di riscrittura) partita da novembre 2016 è durata quattro mesi.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Amo la scrittura di Palahniuk, mi rivedo molto in lui – non mi sognerei mai di mettermi al suo stesso livello, chiaro. In più “Io sono la pioggia” non è l’esempio perfetto tra i miei vari esperimenti. Incolpo Stefano Benni di aver instillato in me il germe della scrittura. Stilisticamente mi sono ispirata al “Jack Frusciante è uscito dal gruppo” di Enrico Brizzi, per la stesura di questo romanzo.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Questa storia ruota interamente attorno alla musica – punk italiano, principalmente, tipo Skiantos, CCCP e Punkreas. Ho spesso scritto ascoltando Il Muro del canto, in particolare per le atmosfere più cupe e poetiche. Nomino Area, Rush, Bad Religion, gruppi hard rock e progressive, è una citazione continua. Poi spicca la canzone-simbolo dell’intera storia: “Dancing with myself” di Billy Idol.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Comunque credo che, alle brutte, il mio libro “Io sono la pioggia” può essere usato come fermaporte.