Intervista a Vincenzo Russo, autore de “Il Capocella”
Nato a Napoli, cresciuto, come tanti suoi amici che hanno preso la strada del teatro e della musica, a San Giorgio a Cremano, a pochi chilometri da Napoli, Vincenzo Russo è il Presidente Associazione Artistico Culturale “Talenti Vesuviani“.
Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
Racconto ispirato alla fantasia dell’autore. È una storia di amicizia che nasce tra due d18etenuti. Ambientata nel carcere di Poggioreale, Napoli. Spesso l’Italia è stata ammonita dalla Comunità Europea, in materia di diritti umani, tra i quali si collocano anche quelli dei detenuti. La realtà carceraria non può essere vista come una forma di vendetta sociale, ma come un dignitoso sistema rieducativo.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Sin dai tempi della scuola, ho preferito sempre le materie letterarie ed umanistiche a quelle scientifiche.
Ho letto tanti testi, sia di poesia che di narrativa. Questa è la mia nona pubblicazione. La prima nel 2003, credevo restasse una singola esperienza; stimolato poi dai lettori, ho proseguito. La scrittura mi riempie la vita.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Ho impiegato circa un anno. Nella mia abitazione, ho creato una stanza-studio. Alle spalle della scrivania c’è la finestra, a destra la libreria nella quale c’è un vano con l’acquario, il fruscio dell’acqua mi rilassa, a destra c’è una parete sulla quale ci sono alcune mensole in legno. Lì raccolgo quelli che ritengo i più importanti riconoscimenti ottenuti.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Sinceramente non saprei dire. I lettori mi riferiscono di essere semplice e molto descrittivo, in realtà concordo.
La cultura è di tutti coloro che intendono appropriarsene; non occorre usare “paroloni” perché un libro sia “importante”; occorre che qualsiasi lettore apprenda con semplicità ciò che l’autore condivide.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Mi permetto consigliare qualunque nota, partorita dalla mente del grande Maestro Ennio Morricone.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
“Il sapere rende l’uomo libero” i libri sono semplicemente intimi compagni di vita. Sintonizzano anima e cuore tra scrittore e lettore.