Intervista a Stefano Labbia autore de “Piccole Vite Infelici”
Stefano Labbia è autore, poeta, sceneggiatore.
In libreria con “I Giardini Incantati” (Talos Edizioni), “Piccole Vite Infelici” (Elison Publishing) e “Killer Loop’S “(graphic novel – LFA Publisher).
Prossimamente: “Bingo Bongo e altre storie” (Il Faggio Edizioni) e “Vivo!” (PubMe – Collana Il Piacere di Scrivere).
Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
“Piccole Vite Infelici” nasce dall’esigenza di descrivere il mondo degli anni 2000.
I suoi colori, le sue idiosincrasie. Le sue mancanze. Le sue gioie ed i suoi dolori.
Quattro personaggi si muovono in una Roma caotica. Non riesco a collocarlo in un genere preciso: chi ha avuto modo di leggere il libro l’ha definito “mainstream”.
Un termine che, a parer mio, può significare tutto e niente…
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Nasce con me, praticamente. Da quando ho imparato a tenere una penna in mano non ho più smesso di scrivere, disegnare, colorare. Dire la mia.
Jules Renard ha detto: Scrivere è un modo di parlare senza essere interrotti.” Io l’ho fatta mia.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
“Piccole Vite Infelici” l’ho scritto di getto. Quasi che avesse vita propria… Una Roma glaciale, fredda ma non per via dell’inverno rigido… bensì a causa di chi la frequenta. Uomini e donne sull’orlo di una crisi di nervi perenne. Devoti al “dio danaro” – quando va “bene”! – o all’apatia più totale.
Una massa di persone insoddisfatte, gelose, invidiose. Insomma… piccole vite infelici, appunto!
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Domanda bellissima da porre ma anche incredibilmente difficile da rispondere… Qualcuno ha bonariamente accostato questo scritto a Charles Bukowski – di cui ho apprezzato, al momento, solamente le sue prime raccolte poetiche.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Alcuni pezzi musicali sono “contenuti” nell’opera stessa: cito ad esempio alcune canzoni di Greg Gibbs, un compositore americano davvero davvero niente male!
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Salve a tutti,sono un giovane autore italiano:poesia o narrativa poco importa:l’importante per me è comunicare!
Ma cosa saremmo noi uomini di penna senza Voi lettori?