Intervista a Rossana Giglio, autrice de “Il male oscuro. Il gatto n. 40”
Rossana Giglio, classe ’82, è nata e vive a Palermo. Si diletta nello spulciare manoscritti inediti, intercettare refusi e annusare i fogli sciolti. Cosa sogna? “Sogno il momento in cui correrò in libreria a guardare il frutto delle mie correzioni notturne troneggiare sugli scaffali!“
Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
Io non lo so di che “parla” il mio libro. Una storia semplice, comune, una donna che sfiora la follia prima di scoprire che l’amore, ma non quello da copertina che si celebra nelle chiese, è una cura preziosa per non perdersi mai nella voglia di scomparire per sempre, qualunque sia il dolore che ci paralizza in un’esistenza immobile.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
L’ho capito a 6 anni che ero strana. Tornando dal mare mio fratello giocava con gli altri bambini e io sedevo sulla vecchia sedia della nonna, sotto il sole, ad asciugare i capelli. E leggevo. Non li ho toccati subito, i libri, perché mi pareva che non si potesse. Nessun divieto, ma una riguardosa attesa, ero ancora vergine: poi ci ho fatto l’amore con i libri e la mia vita è cambiata per sempre.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Il mio romanzo è stato come un parto di quelli che se non fai attenzione lasci rovinare il bebè sul pavimento. Un mese. In agosto rovente, seduta davanti alla tastiera di un pc mezzo scassato, il monitor minuscolo che gli occhi bruciavano per lo sforzo. Io e le dita che correvano da sole, come le lacrime che rigavano le guance il giorno che ho iniziato, terrore nero di ciò che da solo usciva fuori.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Ho amato David Grossman così tanto da non riuscire a leggere altro per mesi. Tracy Chevalier ha avuto un ruolo, anche lei. Ma Cortazar mi ha spaccato in due il petto e mi ha tolto il fiato. A cosa accomunare il mio romanzo non saprei. L’autore vale niente dopo avere sputato fuori le parole. Il lettore detiene il comando, quando i pensieri si fanno carta.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Leggere è come fare la pipì: non riuscirei a farlo davanti a nessuno nè circondata da suoni, rumori e affini. Un dente doloroso che ti viene subito da liberartene, questo è il mio libro, per me.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Cari lettori, sono una macchiatrice di fogli che, a 35 anni, non riesce ancora a comprendere se le piaccia più leggere o scrivere. Non riesco a smettere, di scrivere.