Intervista a Maria Carla Botta, autrice de “Finisterre”
Maria Carla Botta è un’impiegata, lavoro che ritiene poco gratificante anche per la sua eccessiva ripetitività. Lettrice accanita, scrive anche poesie; la scrittura è arrivata di conseguenza.
Finisterre è il suo terzo romanzo, i primi due sono stati pubblicati da Cavinato Editore come e-book, non più in commercio. Ha inoltre collaborato all’antologia L’Arte racconta l’Amore, di autori vari, con alcune pagine di Finisterre, Roma 2016
Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
Finisterre narra di un viaggio in seguito a un lutto familiare, un viaggio per ritrovare se stessi e ricominciare a vivere tra gli affetti, le cose e gli ambienti che ci legano al passato e ci aiutano a riscoprire le nostre radici. Elvira grazie a Leonar ritrova la gioia di vivere, ricca di nuove prospettive.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Scrivo poesie e prosa da diversi anni, per me scrivere è come respirare, mi aiuta a esprimere ciò che sono, mi perdo nei meandri di mondi e personaggi costruiti dalla mia immaginazione. Forse scrivere è come un grido nel deserto, con la speranza che un tuareg si fermi a parlare, e ci offra una tazza di tè.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Ho scritto Finisterre in circa due anni, ho immaginato di condurre la protagonista, Elvira che abita a Roma, tra la Spagna assolata e le lunghe distese lungo il Cammino di Santiago di Compostela, insieme all’amica Nicole. Elvira ha perso il marito, non ha più voglia di insegnare all’università, ha due figlii che studiano a Milano, una zia che le fa compagnia, ma si sente sola. Decide di partire.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Forse alla Allende, anche se i miei autori preferiti sono McEwan e Pamuk, Doris Lessing e la Yourcenar con l’Opera al nero. Certo chi scrive si impossessa, senza esserne consapevole, di alcuni aspetti e caratteristiche dei libri che ha assimilato, con le sensazioni che hanno trasmesso, le loro storie e sentimenti.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Una sonata con chitarra barocca di un pezzo di Jordi Savall, un pezzo di Rava o Paolo Fresu con Mare Nostrum.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Un viaggio è sempre necessario quando le sconfitte della vita si presentano inaspettate. Elvira ha perso la sua strada e la gioia di vivere. La sua non è una scelta facile. Una volta che ha intrapreso il Cammino, è incerta se continuare o fermarsi.