Intervista a Lucio Rizzo, autore de “Andrea cresce in paese”
Lucio Rizzo nasce a Palermo. Vive l’infanzia e l’adolescenza in parte in Sicilia e in parte in Piemonte. Finito il liceo scientifico e un corso di programmatore elettronico inizia a lavorare come portalettere, operaio in fabbrica, portiere in hotel, educatore per ragazzi disabili, consulente in un Caaf. Oggi lavora a scuola e si occupa di amministrazione. Ha un profilo Facebook dove seguirlo, per essere aggiornati sulle novità ‘letterarie’ dell’autore.
Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
Si tratta di un racconto, o meglio, è il protagonista Andrea che si racconta: inizia un cammino che condivide con il lettore, gli mostra le strade che percorre quotidianamente mentre coetanei e adulti gli propongono modelli che non sono i suoi e che non accetta. Andrea cresce e i suoi occhi vedono un mondo che il padre gli aveva prospettato tranquillo. Ma gli adulti talvolta sbagliano…
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Quando iniziai a scrivere questo racconto ho ripercorso ricordi lontani, sembravano smarriti e invece la memoria riporta l’inaspettato. Sono un uomo che va sempre avanti ma dal passato ne trae la forza per potere apprezzare ogni giorno, anche fra tutte le difficoltà che il mondo ci pone di fronte. Da questo modo di vedere nasce la mia voglia di raccontare: è un invito a non arrendersi…mai!
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Andrea cresce in paese l’ho scritto durante le ore notturne la scorsa estate. Ero in ferie, potevo fare notte fonda. E circondato dal calore dell’estate e dalla notte sentivo che la tastiera del computer era il mio strumento per comunicare il mondo di Andrea. Mi ritrovai in poco più di un mese con il racconto in mano. Era nato! Ed io ero emozionato come un bimbo col suo oggetto desiderato.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Se è un gioco allora va bene: mi piace pensare di somigliare a Giovanni Verga. Il suo I Malavoglia è un concentrato di saggezza popolare che amo. Anche nel mio racconto intercalo dei brevi dialoghi in siciliano poiché nel dialetto trovo quello strumento per esprimere gli aspetti più duri di una emozione e forse anche della rabbia.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
A questa domanda stranamente ho una risposta contenuta nello stesso racconto. Andrea, adolescente, accompagna alcuni momenti bui della sua crescita con una canzone di Baglioni. Una canzone che gli porta “ossigeno” e che lo accompagnerà sempre: Avrai. Ecco questa canzone è perfetta da scegliere come sottofondo mentre si segue Andrea nel suo cammino.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Se avete il desiderio di giungere alla fine di un libro, chiudere la copertina, sollevare lo sguardo verso chi si ama e avere la sensazione di amarlo ancor di più allora “Andrea cresce in paese” è il vostro prossimo libro. Buona lettura!