Intervista a Giorgio Roveda, autore de “La vita di George”
Giorgio Roveda, nato nelle valli liguri, lavoratore a 15 anni , ha ripreso a studiare a 17, la sera, sino ai 27 anni per conseguire cultura e specializzazioni pur continuando a lavorare. A 23 anni si è sposato e ha avuto due figli. Ha lavorato 57 anni nel mondo del commercio e del marketing, è in pensione da dieci anni e si è ritirato dal lavoro da due.
Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.
Giovane e ricco architetto inglese di origini, ma operante ad Hong Kong, si innamora di una ragazza cinese e con lei inizia una nuova vita dedicata alla filantropia e alla salvaguardia dei bambini cinesi a cui non vengono riconosciuti il diritto ad una vita felice, considerati di proprietà di uno stato padrone. Avventura, colpi di scena, visione di un mondo dominato dai potenti con lieto fine.
Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?
Sono un pensionato di 75 anni, scrivo per diletto da alcuni anni, ho viaggiato molto nel mondo per lavoro e curiosità, ho letto molti libri di autori prevalentemente americani.
Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.
Circa un mese, qualche ora al giorno e a volte anche la notte. Quando scrivo entro nella storia, l’ambientazione è in un mondo di ricchezza, di corruzione e di poteri forti ma la trasformazione che avviene in George fa fiorire magnifiche opere a vantaggio dell’umanità.
Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.
Wilburn Smith mi ha colpiito molto con alcuni suoi romanzi ma uso uno stile mio, descrivo quello che sento mentre scrivo ed esprimo la mia immaginazione con luoghi visti e vissuti in prima persona.
Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?
Una precisa non la ho in mente ma alternerei musiche melodiose come nei film americani anni 50 a crescendi rossiniani per colorare le pagine più affascinanti.
Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.
Carissimi donne e uomini del mondo, rivolgo a voi un carissimo saluto e spero un giorno di emozionarvi come lo faccio io nello scrivere i miei racconti .. felici giorni a voi.