Intervista a Andrea B. Nardi, autore de "Non c'è Ombra in South Dakota" - RecensioniLibri.org Intervista a Andrea B. Nardi, autore de "Non c'è Ombra in South Dakota" - RecensioniLibri.org

Intervista a Andrea B. Nardi, autore de “Non c’è Ombra in South Dakota”

Non c'è ombra in south dakotaIl nostro autore di oggi è Andrea Nardi, che ormai da parecchi anni si dedica a tempo pieno alla scrittura. Vive parte del mio tempo in Europa e parte in Kansas, USA. Ex-marinaio, ora amo la campagna ed ama vivere circondato da cani e cavalli. 

Parliamo subito del tuo ultimo libro. Raccontaci brevemente la trama e in quale genere si colloca.

È l’amicizia di tre bambini sperduti nella Grande Prateria americana di fine Ottocento; si tratta quindi di una storia di pionieri, coloni, in quella che per semplicità chiamiamo ambientazione western, ma che racchiude un’infinità di implicazioni sentimentali, intellettuali e morali, dalla speranza in una vita migliore all’anelito di libertà, al panico dei grandi spazi. Un romanzo storico e di formazione.

Parlaci di te e del tuo amore per la scrittura: come nasce?

Ho 54 anni e scrivo da parecchio. Ho pubblicato romanzi, saggi, sceneggiature, articoli giornalistici. Ho cominciato a scrivere poiché non sono capace a disegnare, infatti spero sempre che i miei romanzi possano diventare anche delle graphic-novel, e a questo punto anche adesso con il nuovo, che tra l’altro è stato tradotto in inglese e verrà pubblicato anche negli Stati Uniti.

Quanto tempo hai impiegato a scrivere questo libro? Descrivi un po’ l’atmosfera e l’ambiente, lascia che i lettori possano immaginarti mentre sei intento a scrivere.

Io impiego molto tempo nell’ideazione, poi quando ho le idee chiare la stesura non va oltre un certo numero di mesi.
Il mio passare parecchio tempo dell’anno in Kansas e nel Midwest americano, che adoro, e l’aver letto tanto delle cronache storiche dell’epoca pionieristica, mi ha portato ad amare moltissimo la vita dei coloni in quelle fattorie sperdute nel nulla e così non potevo non raccontarla.

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Sappiamo che hai uno stile tuo, ma stando al gioco, a quale autore del presente o del passato ti senti (o aspiri) di somigliare e in quali aspetti? Fai un gioco analogo per il tuo libro.

Da giovane ero ipnotizzato dalle articolazioni linguistiche di Borges e ancora oggi ne vengo ammaliato, ma lui era lui e tentare di imitarlo sarebbe puerile. Lavorare su un testo è artigianato prima che arte, quindi occorre capire bene la tecnica adatta al tipo di romanzo che si ha in mente, di conseguenza lo stile varia, ma una mia caratteristica sono i dialoghi sempre realistici.

Se dovessi consigliare una colonna sonora da scegliere come sottofondo durante la lettura del tuo libro, cosa sceglieresti?

Il fantasma di Tom Joad, di Bruce Springsteen. Naturalmente anche perché si basa sull’epopea degli Okies e del capolavoro di Steinbeck, romanzo che considero pietra miliare del Novecento e ulteriore motivazione al mio impulso di scrivere “Non c’è Ombra in South Dakota”.

Un’ultima domanda per salutarci. Rivolgiti ai nostri 300.000 mila lettori, con un tweet in 140 caratteri.

Ho scritto questo romanzo per tentare di spiegare il senso di libertà di solitudine e di speranza che ancora può esistere lungo la Frontiera da qualche parte nel mondo. Spero che i lettori possano afferrarlo e trasformarlo nella propria quotidianità.

Autore: redazione

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