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Intervista a Bürhan Sönmez

Istanbul Istanbul è il terzo romanzo di Bürhan Sönmez. La sua lettura non aveva inizialmente lo scopo di recensirlo o di commentarlo con l’autore, ma pagina dopo pagina, anche se la durezza del racconto si faceva sempre più marcata, maturava la convinzione che per comprenderlo sino in fondo diveniva essenziale dialogare con l’autore, non per criticarne la forma lo stile o il contenuto, ma per stendere quelle pieghe dense di dolore che si palesano limpidamente agli occhi del lettore.

 

Ben trovato Burthan e grazie per il tempo che mi concede.

Ho terminato da poco la lettura di Istanbul Istanbul, un romanzo intenso e “diversamente” bello (la storia è davvero pugno nello stomaco). La lettura sembra evidenziare un’alternanza nella narrazione tra corale a teatrale, dove quattro protagonisti con le loro storie creano un filo continuo di racconto. Da dove nasce la scelta di questo tipo di scrittura?

Un uomo è fatto di storie. Una città è possibile solo con le storie che le appartengono. Ho voluto rispecchiare l’idea che un uomo può sopravvivere solo attraverso il racconto di “storie”. Amore e dolore, speranza e disperazione possono essere compresi al meglio da questo cornice che è il fondamento del mio romanzo.

Istanbul (intesa come città) è presente in ogni riga con riferimenti diretti: appare nel titolo, è il punto di arrivo dei racconti, è una presenza invisibile e duplice nella quotidianità della prigionia dei narratori/protagonisti. Sembra quasi ci sia una richiesta sottintesa di attenzione (o forse d’aiuto) per questa città che è “essere vivente”. Chi è il “destinatario” di tale richiesta?

Nessuno oppure ognuno di noi. I personaggi del mio romanzo si rivolgono prima a loro stessi. Poi parlano a noi, al lettore ricordandoci la bellezza della città (di Istanbul) che sta resistendo ad ogni tipo di male.

Tre giorni per familiarizzare con Istanbul, ma tre generazioni per conoscerla

La precedente citazione è interessante e intrigante al tempo stesso. Può farci pensare ad un parallelismo con la nostra contemporaneità che con palese difficoltà mette a confronto due mondi (Occidente e Oriente) dove c’è solo una “familiarizzazione” tra loro ma in cui ancora è lontana la vera conoscenza reciproca?

Viviamo in un pianeta che ha “due mondi”. Sebbene le divisioni tra loro sono artificiali, ci sono persone e politici a cui piace credere che siano vere. Due mondi “Oriente ed Occidente”, “sviluppato e sotto sviluppato”, “civilizzato e non civilizzato” impostazioni decise per ignorarsi l’un l’altro. Per questo motivo un romanzo è così importate, perché presenta le persone come individui e crea il concetto di “essere sociale” entrando a pie’ pari nell’anima dell’uomo. Questo è un modo per comprendere.

Il richiamo alla letteratura, occidentale e orientale, è costante. Citati apertamente sono il Decamerone e le Mille e una Notte, poesie turche, tracce di Moby Dick e via dicendo. Appaiono come “consolazione” per i protagonisti: luce flebile capace di dare spessore “vivente” a un esistere fatto di un dolore che monopolizza ogni pensiero. 

È una semplice necessità dei protagonisti oppure si vuole far intendere un prezioso “valore della letteratura”? Ritiene in qualche modo che letteratura e poesia possano giocare un ruolo centrale nel nostro contesto storico attuale?

Una storia può esistere solo attraverso altri racconti. Un po’ come la foresta che vediamo quando ci affacciamo da questa finestra. Nonostante ci sia un solo fiore sbocciato in un vaso sul nostro davanzale, sappiamo che ci sono fiori e alberi tutto intorno. Così è per il dolore. Un po’ come quando nel romanzo affermo che: “l’inferno è il luogo in cui nessuno percepisce di essere nel dolore.” Non so se la letteratura o la poesia possano avere o meno un ruolo centrale in tutto questo. Ma vorrei che entrambe fossero il nucleo pulsante delle nostre vite.

Pane e libertà sono sempre affiancati, sia nella storia che nella letteratura. Anche per i suoi  personaggi e cito:

“… si sacrifica la libertà per il pane e si rinuncia al pane per la libertà…”

Questo binomio è ancora valido oggi alla luce dei recenti eventi della sua terra ?

È sempre stato un punto fisso e lo è ancora. La disoccupazione è la più grande minaccia per le persone. Mentre l’occupazione è una moderna schiavitù, nessuno può allontanarsi da questa necessità indiscutibile. Lavorare per il pane, per pagare l’affitto, le bollette: un sistema creato da altre persone per “schiavizzarne delle altre” in realtà. Ed allora viene da chiedersi quale valore hanno il pane e la libertà nella società moderna? Questa è la domanda da porsi. 

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Torniamo ai suoi dieci racconti, nello specifico a quello intitolato Il Cane Bianco. C’è una affermazione del Dottore che mi ha colpito particolarmente:

“L’uomo è l’unica creatura che non è contenta di se stessa ed è per questo che ha imparto a sognare.”

Che valore dà ai sogni? Possono diventare in qualche modo realtà, oppure sono relegati a rimanere desideri?

L’Umanità è in grado di sopravvivere con l’auto dei sogni. Gli stessi dipinti sulle pareti delle grotte sono da ritenersi una “via per sognare”. Noi viviamo la vita vera, ma tutti leggiamo romanzi che ha creato qualcun altro con la sua immaginazione, perché sappiamo che questa è l’unica fonte e risorsa per la nostra sopravvivenza.

L’apertura di ogni giorno-capitolo propone una novella che ha sovente “il sapore” del racconto attorno al camino fatto dalla mamma, dell’ultima favola della buona notte chiesta alla nonna: è un’immagine onirica e fanciullesca. C’è , forse, un po’ di lei e della sua infanzia in questo?

Ovviamente. Questo è il motivo per cui scrivo romanzi: per ricreare il passato in un futuro migliore.

Forse azzardo, ma leggendo le sue pagine, ho trovato molti parallelismi con altri testi altrettanto dolorosi che avevano come filo conduttore lo stesso dolore ma come sfondo altri momenti storici e collocazioni geografiche, ad esempio l’Argentina dei Colonnelli o la Cambogia di Pol Pot. Sconforta questa ripetività storica costante e nega la celeberrima frase ciceroniana “Historia magistra vitae”…

Mi piacerebbe che gli eventi dolorosi della storia fossero solo parte di eventi storici passati ma non è così. Fanno parte della nostra vita quotidiana. Quando guardiamo alla televisione la Siria o l’Iraq vediamo sofferenze simili a quelle che hai nominato. Quelle guerre sono state iniziate dai paesi sviluppati (Stati Uniti, Regno Unito e altri) che hanno voluto mantenere un controllo che non era il loro. Hanno trasformato il Mediterraneo in una sorta di “dead-dreams” (sogno di morte) lasciando cadaveri come traccia. Cicerone è sicuramente nel giusto quando afferma che la storia è un buon insegnante. Ma la giusta domanda dovrebbe essere: siamo noi bravi studenti? A me sembra che non stiamo imparando nulla dalle lezioni del passato

Il decimo giorno è dedicato alla “Risata Gialla” Un’usanza triste e poetica. Ce ne può spiegare l’origine?

La “Risata Gialla” è tipicamente turca. In breve quando qualcuno muore, amici conoscenti e parenti si riuniscono nella casa della famiglia del defunto dopo il funerale. Qui si condividono i sentimenti tristi e si scambiano le condoglianze. Poi a fine giornata, quando tutti se ne vanno e rimangono solo i familiari più stretti, si ricorda la persona amata appena sepolta, raccontando episodi vissuti insieme al defunto e piano piano emergono nella conversazione storie divertenti su di lui e le lacrime lentamente lasciano il passo a risate dolci, tenere ed affettuose che riscaldano il cuore a chi è rimasto, in memoria dello scomparso. In alcune regioni della Turchia, viene chiamata “la risata gialla” nata, forse, per esorcizzare il dolore della perdita, nella speranza di ritrovare un giorno coloro che se ne sono andati.

Dopo questa fatica (emotiva e di scrittura) quanto dovremmo aspettare per il suo prossimo sforzo letterario? Ha già alcune idee in cantiere?

Sto lavorando ad un nuovo romanzo in questo momento, ancora acerbo a tutt’oggi; poi ci sono altre idee ancora tutte da costruire.

Recensionilibri.org è un web magazine nato per “lettori seriali”, ha una sua lettura da consigliare o che apprezza in modo particolare? Che libro l’aspetta sul suo comodino in questo momento?

Ci sono molti libri che “letteralmente” amo, come ognuno di noi del resto. Mi sento di consigliare quello che ho tra le mani in questo periodo, “Il Significato della vita” (The Meaning of Life,  2007) di Terry Eagleton (critico letterario inglese), un saggio filosofico toccante e originale, una sfida per ogni lettore accanito.

Consiglio originale davvero e sono certa incuriosirà i nostri lettori accaniti . Çok teşekkür ederim (grazie mille in lingua turca).

Esperienza forte e non facilissima (il dialogo si è tenuto in lingua inglese) l’intervista con Burhan Sönmez. Il ringraziamento per questa chiacchierata non trova motivazione solo nella sua cortese disponibilità, ma anche nell’occasione che ci ha fornito di arrivare un po’ più vicino al confronto con una realtà lontana, fatta di sfumature non immediatamente comprensibili. Attendiamo il suo prossimo viaggio letterario che non mancherà di stupirci,  alimentare riflessioni e farci “utilizzare” la materia di cui è fatta l’immaginazione: i sogni.

Autore: Marzia Perini

Scrivere, leggere due aspetti palesi di un'unica passione: la letteratura. Alterno scrittura originale (racconti, poesie, resoconti letterari) a recensioni librarie. Completano il quadro personale altre due passioni più "movimentate" , ma che si intrecciano e completano le precedenti: la fotografia con mostre dedicate a Roma Bergamo e Venezia e i viaggi (solidali e non). Sono Accredited Press al festival di Pordenonelegge dal 2015.

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