Intervista a Luize Pastore, autrice lèttone
Incontriamo nella stessa modalità informale anche l’altra autrice lèttone, Luize Pastore, presente in cucina al momento della chiacchierata con la collega e amica Kristine.
Anzi, nel solco della migliore tradizione delle “interviste doppie”, le voci si alternano con passo cadenzato, si sovrappongono, talvolta si mescolano, proprio come le succulente pietanze in preparazione, restituendone un feedback amplificato.
La nostra Luize non ha dubbi quando si tratta di ripercorrere i suoi esordi, iniziati – anche per lei – un po’ per gioco, attraverso la fortunata partecipazione ad un contest: “Per me la scrittura non è un lavoro, bensì un hobby; la mia occupazione principale è tutt’altra, ma sono contenta così: non avendo scadenze da rispettare non mi sento sotto pressione, non c’è ansia da prestazione e posso gestire i miei tempi come meglio credo; penso che continuerò così fino a quando avrò qualcosa da dire al mondo”.
Il non dover cercare nuove idee a tutti i costi per guadagnare, consente alla nostra autrice di dedicarsi alla ricerca in assoluta tranquillità, sentendosi libera di seguire la “pista” che in quel momento più l’appassiona.
“Mi piace andare alla riscoperta di elementi tradizionali della mia cultura di origine.
Per esempio, l’idea di costruire delle «spy story» per ragazzi, a partire da dipinti di famosi artisti lèttoni, si inserisce perfettamente in questo filone. Mi piace l’idea di poter contribuire alla divulgazione di argomenti che spesso sono tabù per le nuove generazioni; e se avrò instillato la curiosità per l’arte anche in uno soltanto dei miei giovani lettori, potrò ritenermi più che soddisfatta”.
Anche Luize è di casa a Ventspils, ma, facendo eco a Kristine, racconta con molto entusiasmo e trasporto l’esperienza di writer-in-residence a Visby, sull’isola svedese di Gotland.
Essendo un’altra la sua attività principale, la nostra autrice si dedica alla scrittura solo nel tardo pomeriggio, una volta rientrata da lavoro e sbrigate le incombenze quotidiane.
Parlando inoltre dell’Unione degli scrittori lèttoni, confessa di non avervi voluto aderire poiché non si sente rappresentata da loro: “Per indole sono padrona del mio destino e non potrei mai far parte di un’organizzazione in cui non possa svolgere un ruolo attivo e apportare un mio personale contributo”.
Insomma, la nostra Luize ci mette quotidianamente la faccia, come si suol dire, raccogliendone oneri e onori.
Concorda con Kristine anche sul ruolo che lo scrittore sembra ricoprire presso l’opinione pubblica: “Nel periodo sovietico l’autore era ammantato da un’aura idealistica, romantica, ma oggi non è più così; i letterati non vengono presi sul serio, anche se devo ammettere che per noi scrittori per bambini/ragazzi è più semplice. Il rapporto coi giovani lettori è entusiasmante, divertente, sempre ricco di nuovi stimoli da ambo le parti”.
Da insegnante di Creative writing per giovani e adulti è una convinta sostenitrice di tali laboratori: “La scrittura è fatta di pratica, come la musica; per imparare a suonare uno strumento bisogna esercitarsi, ascoltare esecuzioni altrui, così come bisogna leggere libri, prestando attenzione alla musicalità della lingua. Solo se si ritiene assolutamente urgente, impellente, necessario innanzitutto per se stessi (un bisogno intimo di comunicare un messaggio al mondo), si dovrebbe iniziare a scrivere!”.