Ha smesso di piovere di Andres Barba
Quanto conosciamo i nostri genitori?
La domanda sorge spontanea alla lettura di Ha smesso di piovere, il romanzo di Andrés Barba, classe 1975, che da una decina d’anni fa parlare di sé con i suoi romanzi e i suoi racconti; l’ultimo, pubblicato per la prima volta in spagnolo nel 2012 è giunto in Italia nel 2015 grazie alla casa editrice Einaudi.
Tradotto e pubblicato in varie lingue, Ha smesso di piovere non presenta una trama convenzionale e riportabile, ma si compone di quattro racconti separati in cui sono trattati svariati temi, primo tra tutti il rapporto tra genitori e figli.
Attraversando tematiche dure e pungenti, il libro illustra personaggi variegati: la vita squilibrata di un padre incapace ma volenteroso, che cerca nel rapporto col figlio di evitare gli errori fatti da sua madre; una diciassettenne alle prime armi con l’amore caricata del peso di un tradimento; una donna di mezza età si ritrova a dover fare i conti con la morte della madre e il loro conflittuale legame; infine una figlia turbata dall’eccentricità della madre arriverà alla consapevolezza della sua natura, accettandola.
Nella splendida Madrid assistiamo alle vicende di quattro famiglie non convenzionali, ognuna diversa a modo suo, coi suoi problemi e le sue distanze.
Andrés Barba, non cerca in alcun modo di convincere il lettore che l’amore viene prima di tutto e che non esiste una famiglia perfetta. Sorvolando su questi luoghi comuni triti e ritriti Barba si sofferma su un altro valore, alla base di tutti i legami familiari e che permette a questi personaggi fragili di amarsi e apprezzarsi nonostante le difficoltà: la comprensione.
Nessuna delle storie narrate si conclude con un epilogo studiato ad arte, ma ognuna resta sospesa sulle riflessioni dei protagonisti, che, a modo loro riusciranno ad acquisire la consapevolezza delle ragioni dietro i comportamenti dell’altro, sia esso una madre scontrosa, un genitore adultero o un figlio ostile.
Una presa di coscienza mai casuale e sempre illuminante
All’interno della narrazione si inserisce sempre un nuovo personaggio, più o meno riconoscibile, che pur non aggiungendo niente di nuovo alla storia e restando marginale riesce, con la sua stessa ingenuità e la sua natura semplice a far luce su segreti ed emozioni soffocate, come se all’improvviso smettesse di piovere.
I protagonisti non hanno un nome, l’autore si riferisce a loro con dei pronomi generali, senza mai svelare la loro identità, con la scelta esplicitamente volontaria di aggiungere un velo di mistero alla narrazione.
Lo stile dell’autore è deciso ed efficace, gli eventi e i personaggi sono descritti in modo preciso e dettagliato; la capitale spagnola, vissuta nelle quattro stagioni dell’anno, diventa teatro di scontri e riappacificazioni familiari.
Ciò che conosciamo dei nostri genitori è solo uno spicchio della loro vita, è solo quello che ci hanno voluto mostrare ma soprattutto è quello che abbiamo voluto raccogliere e assimilare. Con questo romanzo, a tratti freudiano, Andrés Barba entra nella vita familiare di chiunque lo stia leggendo, non necessariamente esasperata come quelle narrate, e con la sua prosa decisa riesce a far riflettere sui piccoli gesti e sulle grandi emozioni.