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Speak – le parole non dette, di L.H Anderson

Speak - le parole non detteIl romanzo di Laurie Halse Anderson “Speak – le parole non dette” narra la storia di una ragazza coinvolta in una situazione terribile da gestire che l’ha traumatizzata e scioccata a tal punto da lasciare la sua anima ferita e piena di rimorso e risentimento. Una storia che non ha nulla di fantastico o di inventato, ma che ahimè, purtroppo, fa parte della cronaca del nostro quotidiano.

Trama

Melinda Sordino inizia il suo primo anno di liceo in assoluta solitudine, con la piena consapevolezza che nessuno dei suoi vecchi amici le rivolgerà la parola, per una macchia che difficilmente si potrà scolorire dalla sua reputazione, come l’aver rovinato la festa di fine anno scolastico, chiamando la polizia.
Da quel momento tutti l’hanno emarginata, senza che nessuno dei suoi amici si sia minimamente preoccupato di capire il perché di quel gesto. Melinda si rinchiude in se stessa trovando un solo e unico rimedio al suo immenso dolore: il silenzio! Un silenzio totale e smisurato che non le permette di proferire alcuna parola a meno che non sia strettamente necessario. L’anno scolastico parte nel silenzio e così continua; nessuno si preoccupa di capire che, invece, il suo atteggiamento è solo una richiesta di aiuto. Gli stessi genitori di Melinda non la comprendono, troppo presi da loro stessi, finendo addirittura con l’infuriarsi con la ragazza il cui rendimento scolastico crolla vertiginosamente. La vita di Melinda diventa sempre più oscura.
A darle un alito di speranza solo il compito assegnato dal professore di Educazione artistica: ogni studente deve realizzare, nell’arco dell’anno scolastico, un lavoro artistico con un soggetto a sorteggio: a Melinda è capitato l’albero! Un soggetto che la accompagnerà durante l’intero anno scolastico e che acquisisce sempre di più un simbolo di ripresa e rinascita: l’albero con forti radici e un tronco saldo, grandi rami che si ricoprono di foglie rigogliose, forse è proprio così che Melinda si vuole sentire, forte, coraggiosa e con una gran voglia di tornare a rivivere.

Attraverso il parcheggio e LUI appare alla porta. Andy Evans con una ciambella che cola gelatina di lamponi in una mano e una tazza di caffè nell’altra. Mi fermo su una pozzanghera ghiacciata. Se resto immobile, forse non mi nota. I conigli sopravvivono così; si impietriscono davanti a un predatore. Posa il caffè sul tettuccio della sua macchina e si fruga in tasca in cerca delle chiavi. Molto, molto adulto questo ragazzo caffè/chiavi-macchina/niente-scuola. Le chiavi gli cadono e impreca. Non mi noterà. Io non ci sono. Qui in piedi nella mia giacchetta viola marshmallow non può vedermi.

Il racconto è un monologo in cui la protagonista riversa tutti i suoi pensieri: da quelli più penosi e strazianti, a quelli che gli evocano il ricordo della “bestia”, o quelli in cui lei decide che è arrivato il momento di reagire, di riprendere la sua vita in mano e tornare rigogliosa come quell’albero che lei disegna con ossessione e passione, come a volersi riscattare di un passato scomodo.

Premo la mia bocca scorticata sullo specchio. Un migliaio di labbra sanguinanti e incrostate vengono verso di me. Come sarà stato entrare in una pelle nuova? Sarà stata ipersensibile come quella dei bambini, o insensibile, senza terminazioni nervose, come entrare in una borsa di pelle? Espiro con la bocca scompare in una nebbia. Mi sento come se la pelle si fosse bruciata. Oscillo tra la padella e la brace: mia madre e mio padre che si odiano tra loro. Rachel che mi odia, una scuola a cui non vado giù. E Heather. Devo solo resistere fintanto che la mia nuova pelle non mi verrà trapiantata. Il signor Freeman pensa che abbia bisogno di trovare i miei sentimenti. Come è possibile che non li trovi? Mi stanno mangiando viva come un’epidemia di pensieri, vergogna e sbagli.

Critica

L’autrice è stata molto brava nel descrivere le emozioni e le sensazioni della protagonista che ha subito un dolore inspiegabile e assurdo. Melinda si guarda allo specchio e si vede scomposta in tanti cubi come in un’opera di Picasso, il che rende molto l’idea di come si più sentire una ragazza, una donna dopo aver subito una violenza, di qualsiasi genere essa sia! E’ una lettura che scorre via velocemente, ma che lascia l’amaro in bocca, una lettura che sconvolge e che allo stesso tempo apre gli occhi su quello che spesso accade nei nostri giorni: difficile da accettare! Una lettura che fa arrabbiare, ma che allo stesso tempo fa sperare! Una lettura da leggere!

Autore: Monica Pizzi

Vivo a Roma con la mia famiglia, dove sono nata e cresciuta. Amo la lettura e la scrittura da sempre, mi scorre nelle vene come il mio DNA. Ho pubblicato tre romanzi e ne sono orgogliosa! Grazie a questo sito posso dare la mia opinione su quello che leggo, ne sono davvero entusiasta.

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