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Il caffè dei miracoli di Franco di Mare

Il caffè dei miracoliUn tuffo nel Sud, nel suo mare meraviglioso della costiera amalfitana, nel caldo, nell’aria afosa ma soprattutto nella vita e negli animi dei cittadini: è il romanzo “Il caffè dei miracoli“, pubblicato per Rizzoli dal noto giornalista televisivo.
Franco di Mare è un giornalista completo, ci ha offerto negli anni reportage di guerra e trasmissioni di vario genere spaziando dall’intrattenimento all’approfondimento. Tale varietà si riscontra anche nei suoi romanzi i cui argomenti attingono a esperienze professionali e personali. Ne sono prova i romanzi Il paradiso dei diavoli e Il cecchino e la bambina.
Apparentemente leggero, Il caffè dei miracoli è piuttosto ironico e senza fronzoli. Nella lettura non mancano momenti divertenti ma sempre accompagnati da una cinica riflessione.
Un sorriso a tratti amaro.
Il caffè in questione è quello della piazza di un semplice paese arroccato sui Monti Lattàri che a strapiombo domina la Costiera Amalfitana. In questo bar si svolge la vita, l’attività e il pettegolezzo puro del paese.

Nessuna faccenda segreta poteva restare veramente tale, per tanto tempo, in un paese come quello.

Bauci, paese dal nome inventato potrebbe corrispondere ad uno qualsiasi realmente esistente. A me ha subito rimandato alla città di Ravello e forse forse corrisponde proprio all’episodio di cronaca che ha ispirato l’autore.
In questo paesino, che vive del turismo estivo degli stranieri che vogliono allontanarsi dalla calca della costa, ci sono ruoli ben prestabiliti di antica memoria e tradizione: in primis, il Sindaco e il prete della Chiesa di Sant’Eufrasia, che ricordano appena don Camillo e Peppone. L’argomento di scontro che dà il là al romanzo, è l’esposizione nella piazza principale, antistante la Chiesa, di una grandissima statua in marmo di Fernando Botero, la Maya tropical, che, distesa come su un triclino, guarda il mare e il tramonto, ma il cui fondoschiena immenso è rivolto verso l’ingresso della chiesa e dell’altare.
Ignominia! La vita di don Enzo è sconvolta e per caso non interrotta dalla vista, in primissima mattinata, di tale oscenità. E poi, proprio a pochi giorni dalla processione di Sant’Eufrasia a cui dovrà partecipare il Vescovo!!!!
Da questa grande vergogna parte la crociata contro il Sindaco e il suo Festival dell’arte; ma non finisce qui….la Maya tropical è portatrice di una serie di sventure che appunto il popolino le attribuisce.

Cose strane accadevano a Bauc negli ultimi giorni, come se un’atmosfera inspiegabile, una misteriosa malìa stesse impossessandosi dell’animo dei suoi abitanti….tutta quella esposizione di carni nude, così esagerate, proprio di fronte la chiesa, finirà poi per stimolare pensieri immondi, generatori essi stessi disorientamento e caos morale.

Senza svelarvi oltre, perchè si perderebbe molta curiosità sul romanzo, vi esorto a leggere il Caffè dei miracoli, per ritrovare tutta la nostra italianità, in un paese che ricorda un po’ una delle città immaginarie di Italo Calvino, dove tutto può accadere. Bauci può essere il paese in cui viviamo fuori dal tempo ma ogni giorno. I Baucesi pur essendo molto legati al loro paese ne criticano gli andamenti, i governi, le scelte e i progetti.
Accanto al Sindaco e al prete compariranno molti altri personaggi che come in una commedia dell’arte, giocando sugli equivoci o sulla semplice astuzia esplicitano sentimenti umani che passano dell’ambizione alla rivalità, dell’ipocrisia al sospetto, dalla furbizia alla meschinità.
Il caffè dei miracoli è un romanzo, come dicevo all’inizio, dal sorriso amaro, in cui, da un episodio sicuramente di scalpore vien fuori uno spaccato di umanità descritto da Franco Di Mare con ironia, tratteggiata da cinismo e illusione, il tutto tollerato però da un occhio pietoso e clemente, di plautesca memoria.

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Annalisa Andriani
azandriani@gmail.com
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Autore: Annalisa Andriani

Suono da più di vent’anni nell’Orchestra Sinfonica di Bari e insegno Violino dal 1994 con il Metodo Suzuki per bambini dai 3 anni in poi. Lettrice appassionata sono contenta di aver passato ai miei figli l’amore per i libri.

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