Intervista a Lorenza Ghinelli
Chiacchieriamo con Lorenza Ghinelli, autrice di “Almeno il cane è un tipo a posto“, edito per la casa editrice Rizzoli.
Lorenza, leggere il tuo libro è stato un vero piacere; devo confessarti che “Almeno il cane è un tipo a posto” è il primo libro che leggo tra quelli che hai scritto e, con questo, sei riuscita a scatenarmi una gran voglia di leggere gli altri! Ti ringrazio per averci concesso questa intervista, per cui….iniziamo!
Almeno il cane è un tipo a posto si rivolge ad un pubblico completamente differente rispetto a quello dei tuoi lavori precedenti, ma qual è il filo conduttore tra di loro?
Senz’altro la resilienza, racconto storie di vita molto dura, eppure quello che m’interessa è trovare scorci da cui vedere le risorse che si nascondono dietro a situazioni traumatiche. “Almeno il cane è un tipo a posto” si distingue dagli altri per i toni: indago argomenti che mi stanno a cuore da sempre, ma con ironia e leggerezza.
Devo confessarti che il titolo mi ispira molta curiosità. Da dove salta fuori Almeno il cane è un tipo a posto?
Dalla voglia di dichiarare, con i toni della commedia, che in fondo nessun personaggio è “a posto”, e va benissimo così. Al conformismo ho sempre preferito nettamente il coraggio di essere se stessi, qualunque cosa significhi. Nel mio romanzo gli adolescenti sono in piena esplorazione, e se gli adulti non vogliono perdere il contatto con loro, devono essere disposti a rimettersi in gioco. Nessuno è “a posto” eppure ciascuno lo è a modo suo. In fondo, quello che tutti noi cerchiamo, è un nostro personalissimo posto nel mondo.
Nella vita sei un’educatrice: i ragazzi con cui lavori ti hanno ispirata in qualche modo per questo tuo romanzo? Massimo, Vito, Celeste esistono davvero?
Io mi sono formata come educatrice professionale, ma da anni lavoro come scrittrice a tempo pieno. Di ragazzi che assomigliano ai protagonisti del mio libro ne ho incontrati, specialmente quando avevo la loro età. Sono stati incontri importanti.
In questi giorni si parla molto di terrorismo: credi che la lettura possa essere uno strumento per far riflettere anche i più piccini?
Sempre. La cultura è la vera palestra in cui preparasi a contrastare qualunque tipo di xenofobia. Più leggiamo, più lasciamo affiorare nuove domande che rendono impossibili le risposte facili tanto amate dai populisti. Non ci sono argomenti preclusi ai più piccoli, si tratta di trovare il linguaggio giusto. Non credo nei tabù, non hanno mai aiutato nessuno, ed è la Storia che ce lo insegna. Leggere, confrontarsi, ci educa invece al pensiero divergente e alla metacognizione, le armi più potenti e più sottovalutate del nostro tempo.
Nel tuo futuro cosa vedi: un altro libro per ragazzi o pensi di tornare a scrivere per gli adulti?
Credo solo nella buona letteratura, non faccio altre distinzioni. Mi auguro di scrivere libri belli, senz’altro ho tantissime nuove storie da raccontare.
Grazie mille per la sua disponibilità ed in bocca al lupo,
Federica e la truppa di Recensionlibri.org.