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Quando all’alba saremo vicini di Kristin Harmel

Erano le 23.04 quando Patrick varcò la soglia di casa per l’ultima volta quella sera di dodici anni fa.
Ricordo i numeri rossi che brillavano quasi con rabbia sulla sveglia digitale accanto al nostro letto, e la sua chiave che girava nella serratura. Rivedo la sua espressione impacciata, il velo di barba incolta che gli copriva le guance, la camicia stropicciata, mentre stava fermo sulla porta. Ricordo come pronunciò il mio nome, «Kate», in un tono che voleva essere una scusa e un ringraziamento insieme.

Quando all'alba saremo viciniInizia così il romanzo Quando all’alba saremo vicini di Kristin Harmel, pubblicato da Garzanti l’8 ottobre. Quella che ci racconta la Harmel è una storia triste, fatta di perdite, di vite sfumate via e di occasioni perdute. Ma al tempo stesso, c’è, come sempre, un seme di speranza, come a dire che, nonostante tutto il male e il dolore, andrà tutto bene.

La trama

La protagonista della storia è Kate, una quarantenne vedova da ormai dodici anni, la quale pare aver finalmente fatto pace con il più grande imprevisto della sua vita (ossia la perdita prematura del marito Patrick a causa di un incidente stradale) decidendo di sposare il suo fidanzato Dan. Tuttavia, in quello che dovrebbe essere uno dei momenti più felici della sua vita, Kate inizia a vacillare. Niente sembra essere più sicuro, i problemi che si è trascinata dietro per anni riaffiorano tutti insieme e i sogni costanti e reali in cui vede Patrick e la vita che avrebbero potuto avere insieme se lui non fosse morto, la portano a porsi mille domande.

«Ogni tanto bisogna accettare il rischio per prendere la decisione giusta. Nel mio caso, ho scelto la felicità. Sa cosa intendo?»

Questo romanzo è arrivato per me nel momento giusto. Mi ha presa in un modo strano, anche se, ovviamente, non si tratta del libro dell’anno (almeno per quanto mi riguarda). Mi ha intristito molto, tanto da sentire il dolore della perdita sulla mia stessa pelle, ma al tempo stesso ha avuto il potere di insegnarmi che si può e si deve andare avanti, in qualche modo. Perché quello che ci viene raccontato è un percorso di guarigione. I sogni che ossessionano Kate si rivelano essere fondamentali per spingerla ad andare avanti, accettare la perdita e prendersi la sua seconda possibilità di essere felice. Ne esce fuori che per quanto sia ingiusto e per quanto faccia male, è andata così e non si può tornare indietro. Kate si rende conto che i suoi sogni non posso diventare realtà e impara che ogni esperienza, per quanto dolorosa, ci plasma e ci cambia, ci fortifica e ci regala doni inaspettati, che altrimenti non avremmo mai ricevuto.

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Trattare temi come questo credo sia abbastanza complicato. C’è, a mio avviso, una sorta di dovere che inevitabilmente ha l’autore nei confronti di chi una perdita del genere, l’ha vissuta per davvero e la sta affrontando. In questo caso, credo che la Harmel ci abbia azzeccato. Raramente la storia cade nel banale e il dolore e la tristezza sembrano talmente reali che il lettore li fa propri. Così come fa propria la gioia e la felicità, l’accettazione di una nuova vita che inevitabilmente nasce sulle macerie di qualcuno che non c’è più.

Non è la vita che avevo programmato, ma in qualche modo è la vita che dovevo avere. E adesso finalmente, sono pronta a viverla.

Autore: Chiara Nicolazzo

La mia passione per i libri è nata grazie al romanzo Il mio paese inventato di Isabel Allende, una storia autobiografica che mi ha aperto un mondo, quello dei libri, che conoscevo solo superficialmente. Da quel momento ho iniziato a leggere sempre e ovunque. Mi piace perdermi nelle parole e vivere mille vite diverse.

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