Vacche amiche (un’autobiografia non autorizzata): Aldo Busi continua a far parlare
Malgrado quanto Aldo Busi profetizzava in Vacche amiche (un’autobiografia non autorizzata), la sua ultima opera ha visto la luce, è stata pubblicata da Marsilio e Busi ha interrotto il silenzio stampa tenuto per molti anni. Ora si trova tra gli scaffali delle librerie pronta per essere letta da chi non si spaventa, da chi non è alla ricerca di pacche sulla spalla o argomenti di conversazione nei salotti simil culturali. Autobiografia non autorizzata perché nello scrivere di sé uno scrittore non potrà mai staccarsi dal suo ruolo sociale, quindi è bene sapere che sì è un’autobiografia, ma pur sempre quella di un uomo che dello spettacolo ha fatto per lungo tempo la sua vita. Busi non è autore semplice, non strizza l’occhio al lettore, non lo ha fatto nella vita e non lo fa in questa opera: Vacche amiche è una danza tra momenti di vita passata e presente, tra riflessioni e “imprecazioni”. Un ballo come quello che faceva quando da bambino si spostava per Montichiari già consapevole, a sette anni, che avrebbe fatto lo scrittore. La vita di Busi diventa elemento per parlare dell’oggi, del mondo della comunicazione, della religione, dei rapporti umani e di un mercato editoriale in cui un libro vale il tempo di un hashtag. “È morta – scrive Busi – la ricezione di qualsiasi prodotto non immediatamente e visivamente e fugacemente fruibile e, purtroppo, commentabile con un testo che diventa a sua volta prodotto da commentare, in un gioco di specchi ad alfabeto limitato…”. Il tono è quello dell’autore di Vita standard di un venditore provvisorio di collant, non di certo una scrittura casta e pulita eppure è graffiante senza graffiare lo sguardo e l’udito. Sì l’udito, perché mentre la si legge, non si può far a meno di sentire la voce dell’autore, lì davanti a sé. Attraverso le pagine di questa autobiografia, si scopre un Busi che ha amato immensamente tre donne, “le sue vacche amiche” che però lo hanno tradito, di un onesto, un intaccabile intellettuale che proprio per la sua incorruttibilità non è più desiderabile. Racconta di una vita contemporanea fatta di solitudine, di assenza di viaggi, di assenza di partner o di semplici coinquilini. Vacche amiche si sviluppa in maniera circolare, l’inizio e la fine si baciano, torna là dove tutto è iniziato: in una casa di quasi analfabeti in cui un Busi bambino sognava e si creava il suo futuro. Amato o bistrattato, chiacchierato per le sue scelte, ma grande intellettuale del nostro tempo, Busi continua a far parlare di sé. Terminata la lettura di Vacche amiche (un’autobiografia non autorizzata), ho l’impressione di non aver che pochissimo di quello che racchiude, di poter scrivere solo parole sospese, ma volute di un’opera che ha bisogno di tempo.
Note sull’autore
La prima opera di Aldo Busi pubblicata è stata Seminario sulla gioventù, (Adelphi, Milano 1984) che ha riscosso subito un grande successo, così come la successiva Vita standard di un venditore provvisorio di collant. Altre sue opere sono, tra le altre: La Delfina Bizantina, Sodomie in corpo 11, Altri abusi, L’amore è una budella gentile (Flirt con Liala), Sentire le donne, Suicidi dovuti, Nudo di madre (Manuale del perfetto Scrittore), Guancia di Tulipan. L’ultima opera pubblicata prima di Vacche amiche (un’autobiografia non autorizzata), nel 2006 per Mondadori, Bisogna avere i coglioni per prenderlo nel culo dopo la cui pubblicazione Busi è uscito dalla scena. Il pubblico della televisione lo ricorda inoltre per la sua presenza all’Isola dei Famosi (2010). In Vacche amiche scrive a tal proposito: “Non ho molta stima per quanti, per l’appunto e per esempio, non mi leggono e mi trovano uno scrittore da due soldi (di gettone di presenze) perché ho partecipato all’Isola dei famosi, ma non posso non sentirmi solidale con loro: non li capisco, pertanto li capisco fin troppo. Mi fanno umana simpatia”.