La giostra degli scambi di Andrea Camilleri
Se siete alla ricerca di una lettura piacevole ed “estiva”che non richieda troppo impegno mentale, che si dipani tranquillamente secondo regole semplici, con personaggi ormai consolidati e familiari ecco, La giostra degli scambi fa proprio per voi. Protagonista il carissimo commissario Montalbano che con tutto il suo staff di polizia, Fazio, Augello, l’immancabile Catarella si trova a fronteggiare misteriosi sequestri-lampo di donne che, dapprima narcotizzate, non subiscono alcuna violenza. Unico legame tra le vittime è l’essere impiegate in banca. Contemporaneamente accade un incendio doloso al negozio di un certo Marcello Di Carlo, di cui viene per giunta accertata la misteriosa sparizione. Assieme al Di Carlo scompare la sua nuova fiamma, di cui non si conosce l’identità. Come sempre, i misteri della piccola cittadina di Vigata si intrecciano con richiami seppur blandi alla mafia o a regolamenti di conti, a storie familiari poco chiare a segreti da paese che basta poco per riuscire a svelare. Anche in questo romanzo il bravo Salvo Montalbano (come non immaginarlo ormai con il volto di Luca Zingaretti) si ritrova in una rete confusionaria di vicende. Ma la sua è una tecnica consolidata. Le illuminazioni che riesce ad avere seduto alla tavola della trattoria da Enzo o sulla sua veranda con un bel whisky in mano fanno invidia a chi passa le ore a ragionare sulle carte. Come sempre il linguaggio è quel misto di dialetto siculo-italiano, ormai detto il celebre camilleresco in cui sorridendo si ritrovano dei termini che solo con il dialetto si possono rendere. Anche la caratterizzazione dei personaggi è fedele a se stessa. Ormai lo stampo è avviato e quindi squadra che vince non si cambia. Ho potuto rilevare però che proprio lo stile di scrittura non è più tanto uguale a quello a cui Camilleri ci ha abituato. Alle volte sembra che la ricerca di questo dialetto sia troppo artata e vista come unica caratteristica del romanzo stesso. Invece per ciò che riguarda i protagonisti riterrei che ogni tanto far entrare una figura nuova nella vicenda, non giusto il tempo di un’ammazzatina, darebbe un po’ di verve alle storie. In questo commissariato di Vigata non c’è mai ricambio di personale, trasferimenti, assunzioni? È vero che coi tempi che corrono è difficile inserirsi nel lavoro, ma almeno nei romanzi anche questo potrebbe essere un elemento di fantasia!!! L’impressione che si ha anche in questo brevissimo romanzo, è che sia stato già scritto per rendere una nuova vicenda alla serie televisiva. È già pronto come sceneggiatura per una puntata in tv: protagonisti base, qualche figurante, il solito Pasquano (medico legale che inonda Montalbano di parolacce in ogni momento), una trama di gelosie e location uguali a se stesse (trattoria, casa di Marinella, commissariato). Però come sempre la lettura è garantita, scorrevole e a tratti divertente. L’umanità del commissario, le sue manie, le sue pecche e anche il suo “nirbuso” lo rendono così semplice da farlo sentire davvero un familiare o un amico. Un uomo del Sud in un contesto sociale così radicato da viverci bene solo adattandosi. Annalisa Andriani azandriani@gmail.com tw: @azandriani