Intervista a Davide Potente, autore de Qualcosa da perdere
Un appartamento e tante storie da raccontare.
In Qualcosa da perdere, Davide Potente riesce a mescolare disillusione e speranza allo stesso tempo. Abbiamo intervistato per voi l’autore.
Come nasce Qualcosa da perdere?
L’idea di scrivere questo romanzo nasce da un suggerimento di Giovanna Bentivoglio, che è stata editor di E/O e Scuola Omero. Durante una delle nostre passeggiate nel quartiere San Giovanni, a Roma, mi ha detto chiaro e tondo di lasciar perdere quello che stavo facendo e mettermi a scrivere qualcosa sulle difficoltà della mia generazione. Ho ripescato un soggetto cinematografico scritto anni prima, a Bologna, e l’ho sviluppato in forma di romanzo. Ecco spiegato perché il primo capitolo del libro inizia con “Se questo fosse un film…”. Si spera che un giorno lo diventi.
I personaggi del tuo romanzo sono universitari più o meno ventenni; cosa hanno perso i tuoi giovani protagonisti?
I protagonisti hanno sicuramente perso tempo con lavoretti di fortuna, obbligati dalle necessità contingenti che ogni fuori sede deve affrontare. Il problema è che stanno per perdere anche la speranza di riuscire un giorno a realizzare il futuro che invece vorrebbero davvero. Si ritrovano a guardare il mondo con un certo disincanto, ma mai con rassegnazione: sperano sempre che le cose possano cambiare. Poi, dato che le cose non cambiano, smettono di sperare e decidono di agire.
A quale target è indirizzato il tuo romanzo? A chi ne consiglieresti la lettura?
Non penso ci sia un “lettore ideale” per questa storia. Il romanzo racconta la cosiddetta Millennial Generation, ma non ha necessariamente un target. Ho notato che i lettori giovani tendono a trovarlo molto più ironico e divertente di quelli più attempati, che invece si soffermano sui passaggi più seri. Nella scrittura ho lavorato molto per conciliare questo “doppio tono”. Un ragazzo rivedrebbe nel protagonista se stesso o magari un amico, mentre qualcuno più in là con gli anni riconoscerebbe un figlio o un nipote. Certo è che tutti conosciamo almeno un Daniele Massa.
Perdita e cambiamento dunque; permane l’idea di fondo della tenacia e della voglia di mettersi in gioco. In tre parole dicci cos’è per te QdP.
Ok, ci provo.
Resistenza. Come nota Angela Baraldi nella prefazione, i personaggi cercano di opporsi a un presente che li sta trascinando via, verso un futuro che immaginavano diverso. Qualcosa da perdere è, a suo modo, una storia di resistenza.
Precarietà, intesa non solo come instabilità lavorativa, ma come qualcosa che contagia anche la sfera sentimentale, umorale ed esistenziale di un individuo. Nel romanzo tutto è precario, dall’appartamento in cui vivono i protagonisti, ai rapporti che instaurano con altri personaggi.
Unione. Può suonare banale, ma se c’è una cosa che spesso manca alla nostra generazione, rispetto alle precedenti, è proprio la capacità di fare gruppo.
Meglio non rischiare di perdere o non avere più nulla da perdere?
Penso siano semplicemente due modi diversi di stare al mondo.
Se non vuoi rischiare di perdere qualcosa, sei portato a non esporti per difendere ciò che hai già. Questo, però, oltre a implicare delle responsabilità, vuol dire convivere con la costante paura della perdita.
Se non hai niente da perdere, invece, sei in una situazione meno favorevole, ma sei fondamentalmente più libero. Sei portato a rischiare di più e forse ci metti anche un po’ di incoscienza. Mi vengono in mente quelle squadre che giocano meglio quando sono sotto di un goal o in inferiorità numerica: magari alla fine perdono lo stesso, ma regalano a tutti un bello spettacolo. Per qualcuno questo conta più del risultato finale.
Spesso hai immaginato QdP come un film, dicci la verità “Song 2” dei Blur come colonna sonora?
Song 2 dei Blur dura due minuti e ha quattro accordi. In altre parole è semplice e diretta, e penso che lo sia anche questo romanzo.
Il mood del libro l’ho trovato anche in alcuni pezzi de Le Strisce, che raccontano sempre molto bene la nostra generazione, tipo Are you ok?, Elefanti, Nel disagio, Cosa deve fare un giovane d’oggi per potere ridere? Se dovessi immaginare una colonna sonora ideale, non potrebbero mancare Foo Fighters e Smashing Pumpkins, ma il budget del film andrebbe via in diritti per le musiche. Insomma, meglio non affezionarsi troppo all’idea!
Ringraziando l’autore Davide Potente per la sua disponibilità, vi suggeriamo di leggere la nostra recensione del romanzo Qualcosa da Perdere.
Gaia Di Giorgio
twitter: @Gaia_DiGiorgio
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