Dimmi che credi al destino di Luca Bianchini
Dimmi che credi al destino è il nuovo attesissimo romanzo di Luca Bianchini. Edito da Mondadori nel mese di maggio 2015, il suo successo è stato talmente dirompente da suggerire già una trasposizione cinematografica della storia che racconta. Una storia che presenta tutti gli ingredienti tipici dei gustosi romanzi dello scrittore italiano: una narrazione fluida e scorrevole; un’ironia celata, che a sua volta cela riflessioni più profonde sul senso della vita; protagonisti estremamente legati alla propria cultura e identità; l’accenno alla delicata tematica dell’omosessualità, senza però mai cadere nel volgare; un lieto fine che appare come la ciliegina sulla torta per una trama che ha conquistato il lettore pagina dopo pagina.
Londra: il luogo dove tutto può accadere
In Dimmi che credi al destino compare tuttavia un altro elemento fondamentale che rende il libro ancora più interessante: l’ambientazione in quella che è forse la più gettonata delle capitali europee, la magica Londra. Lo scrittore non si limita a relegare la città al semplice ruolo di luogo dove si svolgono i fatti, ma la rende personaggio attivo del romanzo. A Londra può accadere quello che in Italia non accadrebbe mai; essa è descritta come una città cosmopolita, dove potersi reinventare ogni volta che se ne ha voglia; Londra, soprattutto, è ben più di un cielo perennemente grigio e di un popolo snob e scontroso.
La trama: una vita, due nazioni, l’amore che non conosce luogo né tempo
Ornella è un’italiana di mezza età, emigrata a Londra da diversi anni. Originaria di Verona, a un certo punto ha sentito la necessità di scappare dal luogo che l’ha vista crescere, perché legato a troppi ricordi dolorosi. Unico legame con il passato che ha deciso di mantenere: la sua amica Patti, donna che “aveva passato la vita a combattere due grandi nemici: lo specchio e la zia Lucrezia”, dalla quale spera di ottenere un’eredità ingente.
A Londra Ornella gestisce una libreria italiana, l’Italian Bookshop, insieme alla very british Clara, ma da qualche tempo le cose non vanno bene, tanto che il proprietario pensa di chiudere e cedere i locali ad un imprenditore che vorrebbe aprirvi un ristorante turco. Come se questo non bastasse a minare il fragile equilibrio che Ornella ha saputo creare, le giungono cattive notizie da quella che per lei dovrebbe essere casa. Patti infatti si fa ambasciatrice di una triste missiva: Axel, (ex)marito di Ornella, sta morendo, e ha espresso il desiderio di rivederla per l’ultima volta.
Ornella si trova quindi, proprio in un momento di estrema difficoltà, a tirar fuori gli artigli: lascia la libreria in mano a Clara e al suo amico Diego, barbiere gay napoletano che soffre di mal d’amore, e torna a Verona, per fare i conti con un passato che non vuole lasciarla andare e cacciare i fantasmi che la perseguitano. Inseparabile compagna di viaggio: Patti. A Verona Ornella scopre che forse non tutto quello che ha vissuto in quella città è da dimenticare, e che è inutile scappare da un luogo che ci fa stare male quando in realtà si vorrebbe scappare solo da se stessi.
Tornata a Londra, Ornella si sentirà finalmente pronta; pronta a ricominciare, ancora una volta, rimettendosi in gioco per godere di ciò che la vita ha ancora in serbo per lei. Perché non è mai troppo tardi per essere quello che avremmo sempre voluto essere.
Una storia vera, quella di Ornella Tarantola
Finito di leggere la storia di Ornella, già triste per aver perso un’amica, mi sono ritrovata a voler mantenere un ultimo contatto con il libro leggendone persino i ringraziamenti, cosa che faccio raramente. Ed è qui che ho scoperto che in realtà le vicende di Dimmi che credi al destino sono ispirate ad una storia vera. Come nel libro, esiste un’Ornella, che di cognome fa Tarantola, che gestisce una libreria a Londra; a differenza della storia di Bianchini, però, la reale libreria londinese rischia davvero di chiudere, e per questo lo scrittore rivolge ai lettori un accorato appello: “se avete idee o mezzi, battete un colpo: abbiamo la focaccia, tanti libri e una bella agenda telefonica”.
Chissà che la geniale idea dello scrittore italiano di un moderno “romanzo di denuncia” non dia i suoi frutti, e che anche per la libreria di Ornella non si prospetti un lieto fine, proprio come nel più ottimista dei romanzi.