Quando tutto tornerà ad essere come non è mai stato Quando tutto tornerà ad essere come non è mai stato

Quando tutto tornerà ad essere come non è mai stato, di Joachim Meyerhoff

 Quando tutto tornerà ad essere come non è mai stato recensioneTra le tante uscite italiane di quest’ultimo periodo è da segnalare per Marsilio Editore il romanzo del tedesco Joachim Meyerhoff, Quando tutto tornerà ad essere come non è mai stato. Al suo romanzo d’esordio, Meyerhoff, noto attore tedesco di teatro, regista e scrittore, ha avuto un notevolissimo successo in Germania. Nazione ospite d’onore al Salone del Libro di Torino 2015, la Germania ha proprio presentato Quando tutto tornerà ad essere come non è mai stato tra le sue pubblicazioni come il caso editoriale dell’anno. Il protagonista è Josse, uno dei tre figli del direttore dell’Ospedale psichiatrico di Schleswig, nel nord della Germania. La famiglia vive in una villa situata al centro dell’immenso complesso psichiatrico in un “lussuoso edificio, dimostrazione di potere e allo stesso tempo anche la dichiarazione che il direttore non intendeva stare al di fuori di quel mondo.” “Così sono cresciuto in mezzo a millecinquecento malati psichici, minorati mentali e fisici”, convivendo con situazioni al limite e trascorrendo pacificamente la vita a Schleswig. “Li chiamavamo spietatamente idioti, squilibrati o pazzi. Ma anche scemi, ebeti, citrulli… il nome favorito di mio fratello era: dementini”. Il romanzo si svolge narrando la semplice quotidianità di questa famiglia normale, circondata da situazioni difficili. La convivenza è pacifica e affettuosa, anzi in alcuni momenti importanti, addirittura i pazienti dell’ospedale sono ospiti d’onore.

 Io amavo quell’urlio, quella partitura di voci notturne. Mi sforzavo di restare sveglio… io stavo lì sdraiato e ascoltavo le grida. Quando dormivo altrove provavo una terribile nostalgia delle grida e delle urla tranquillizzanti dei malati.
Emblematico è il compleanno dei quarant’anni del padre di Josse, il direttore dell’istituto. Dopo aver pranzato in famiglia, giungono gli invitati per il dolce. Sono alcuni pazienti più intimi alla famiglia che con le loro manie, fobie e malattie, riescono a rallegrare il pomeriggio altrimenti noioso. In fondo il padre di Josse considera i malati come componenti allargati della sua famiglia. Egli si prodiga per loro esattamente come per un familiare non limitandosi solo all’aspetto medico. La figura paterna è sicuramente il fulcro del romanzo. Quest’omone ingombrante ha avuto un ruolo determinante per tutta la famiglia. Uomo curioso e dotto “da sempre quando un argomento lo interessava, lo approfondiva acquistando libri” e abbonandosi a riviste specializzate. “Con il suo quello-che-leggo-una-volta-non-dimentico-più, esplorava un campo dello scibile dopo l’altro ed era diventato l’enciclopedia universale predominante… solo quando aveva succhiato da un argomento anche l’ultima informazione, era soddisfatto e si rivolgeva altrove”. In tal modo egli diventava esperto di caccia, pesca, barca a vela, falegnameria, coltivazioni, costruzioni e tanto altro. Acquistava anche l’abbigliamento giusto per ogni passione che seguiva in un momento preciso della sua vita. Coinvolgeva tutta la famiglia nel nuovo hobby entusiasmante raccontando, descrivendo, indottrinando tutti quanti, interrogandoli con simpatici indovinelli durante i pranzi (epoca senza televisione!!!!). Bellissimo il capitolo dedicato alla Vela e alla nuova passione dei genitori. Simpatico leggere di come il padre, vestito di tutto punto da velista, si esercitava a casa con le cime per fare i nodi marinai, beatamente in poltrona. Dopo aver studiato tutto della teoria della Vela, il padre acquista la più bella barca a vela della Germania, la fa giungere a Schleswig e finalmente è pronto per il brevetto ma… poi deve ringraziare la moglie se è ancora in vita. Buffe circostanze di vita quotidiana rendono la lettura del romanzo piacevole e simpatica, una vita di ordinaria semplicità domestica, fatta di studi, litigi tra fratelli, espedienti per attirare l’attenzione dei genitori, esperimenti al limite della follia e tanto altro. Poi, come in tutte le storie ci sono tragedie e allontamenti, separazioni e litigi, malattie e perdite importanti, desideri di andare oltre e ritorni a casa.
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 Grazie a dio quell’ospedale psichiatrico sovraffollato era sparito! Ma io ne avevo nostalgia con ogni fibra del mio corpo: nostalgia della gioia incontrollata, degli abbracci troppo lunghi, della collera furibonda. Avevo nostalgia dell’eccesso, dello spettacolo, della normalità per me ovvia in quel luogo di follia.
La scrittura ricca e piena di Meyerhoff è un elemento fondamentale del romanzo. Le minuziose descrizioni dei protagonisti e dei non protagonisti rendono perfettamente immaginabili nei dettagli, i fisici e le movenze dei personaggi. In Quando tutto tornerà ad essere come non è mai stato, a quanto pare, abbastanza autobiografico, l’elemento forte e catalizzatore può dirsi essere l’amore. L’amore del padre per tutta la famiglia a cui dedica molto tempo, l’amore incondizionato e servile per i suoi pazienti (di cui ospiterà una giovane donna, dal caso delicatissimo, a casa sua!!), l’amore devozionale della madre per il marito e per i figli, l’amore per la lettura e per la conoscenza come brama di sapere, l’amore per gli “altri” e l’accettazione dell’alterità. Poi c’è la reminiscenza dell’infanzia, delle feste semplici, delle bugie perché “inventare significa ricordare”, dei primi batticuori vissuti con ansia, e della crescita. L’autore accompagna il lettore nella vita intera di Josse presentandolo bambino, consegnandolo uomo. Un libro atipico, che nonostante qualche momento altalenante di attenzione in alcuni capitoli, racconta di una strana famiglia normale in un luogo tipicamente insolito, inserendo la “diversità” nella quotidianità, rimpiangendone la stessa quando le trasformazioni istituzionali lo imporranno. Annalisa Andriani azandriani@gmail.com twitter: @azandriani

Autore: Annalisa Andriani

Suono da più di vent’anni nell’Orchestra Sinfonica di Bari e insegno Violino dal 1994 con il Metodo Suzuki per bambini dai 3 anni in poi. Lettrice appassionata sono contenta di aver passato ai miei figli l’amore per i libri.

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