Manola di Margaret Mazzantini
Doverosa premessa: adoro Margaret Mazzantini, la considero una delle voci più affascinanti del panorama letterario italiano contemporaneo. Non so come sia possibile, ma ha la capacità di leggermi dentro; ogni suo libro arriva nella mia vita quando ne ho bisogno, e mi dà le risposte di cui necessito senza conoscere neppure le domande. Questo mese, la magia si è ripetuta: Manola mi ha lasciato qualcosa di sé e io ho perso un po’ di me stessa tra le sue righe.
Recensire questo romanzo sarà per me un’operazione difficile, e non solo per la mia presunta mancanza di obiettività. Sarà difficile perché esso racconta di due esistenze, quelle di Ortensia ed Anemone, complicate e caotiche; sarà difficile perché è una storia incentrata sul tema del particolare rapporto di amore-odio che intercorre tra due sorelle gemelle; sarà difficile, infine, perché esso è narrato a turno dalle due protagoniste che ci parlano degli stessi avvenimenti, ma visti da una prospettiva continuamente differente.
Il racconto a due voci della vita di Anemone e Ortensia ha una destinataria ben precisa, che non sei tu, lettrice, né io, bensì si tratta della Manola del titolo, la quale avrà il privilegio di fungere da mediatrice tra le due sorelle. Chi sia, cosa faccia, questa Manola, non lo sapremo mai; la sua identità resta celata lungo tutto il romanzo. Dagli indizi sparsi qua e là si intuisce che sia una fattucchiera alla quale Anemone e Ortensia si rivolgono per fare dei dispetti l’una all’altra, o per cercare di modificare i propri caratteri e pertanto rendere la convivenza più sopportabile.
Il cambiamento nelle personalità delle protagoniste ci sarà, ma che sia opera di Manola è ben poco probabile. Piuttosto, si tratta del normale processo di crescita che interessa qualunque essere umano, senza escludere le due sorelle. Ecco quindi che Ortensia, inizialmente schiva, magrolina, e persa nel suo mondo di fantasia, sboccia divenendo una bellissima donna; Anemone invece, ragazzina esuberante, formosa e razionale, appassisce, trasformandosi nella sua stessa ombra.
C’è un ingrediente in particolare che rende il romanzo, a mio parere, un vero e proprio capolavoro: il surreale che lo pervade. La personalità delle due protagoniste resta sempre a metà tra il verosimile e l’inverosimile; Ortensia, ad esempio, viene descritta come una bambina che da piccola allevava vermi e da grande si appassiona alle dermatiti anali, mentre Anemone da adulta si convince a dormire in uno scatolo e passa il suo tempo a leggere l’Enciclopedia. Ma questo elemento narrativo è forse meglio riscontrabile nei personaggi secondari; è il caso ad esempio di Lucianella, la psicopatica che Ortensia sceglie come propria psicanalista. Si tratta di una donna che vive in una grotta, nutrendosi di bacche e di larve, immersa nei suoi deliri mentali, in ogni caso ben lontana dall’essere simile a qualunque persona mai esistita sulla faccia della terra.
Il finale di Manola è commovente. Credo di poter affermare, senza rovinare la sorpresa a nessuno, che vi è una riconciliazione tra le due sorelle, le quali riconoscono la loro diversità ma capiscono che nonostante tutto si appartengono, che il passato è passato e che ciò che le lega è e sarà sempre più forte degli istinti inconsci che cercano di dividerle. E così si salutano, per l’ultima volta:
Febbraio 11, 2019
Ho recentemente letto il libro e penso che Ortensia ed Anemone siano in realtà le stessa persona: Manola, che è vista dalle due donne come una maga per il semplice fatto che può far emergere l’una o l’altra a seconda di quella di cui al momento ha bisogno.
Giugno 19, 2019
Secondo me Manola è quell’essere spirituale con il quale tutti (al di là delle religioni) parliamo, per affrontare l’assurdità della vita.