Così era il Vietnam, di nuovo Davide contro Golia e il più debole ha vinto ancora
Non solo My Lai, non solo stupri come nel film “Vittime di guerra”, non solo bambine ustionate dal napalm che piangono sulla strada, anche torture sistematiche, anche raffiche dagli elicotteri che falciavano vecchi, donne e bambini, anche Uccidete tutto quello che respira, Sparate a tutto quello che si muove. Ordini eseguiti. Così era il Vietnam spiega oggi il reporter e scrittore americano Nick Turse, in un saggio recente, pubblicato da Piemme nella collana True (Verità), 366 pagine 18,50 euro.
La strategia dell’orrore
Massacro e occultamento, una strategia dell’orrore pianificata cinicamente dall’alto, con disprezzo verso i piccoli musi gialli di quel dinamico Paese dell’Indocina. Quando alla vigilia dell’incursione su My Lai il capitano Medina aveva ordinato agli uomini della Compagnia Charlie di fare terra bruciata, era certo che i soldati avrebbero obbedito. Il risultato fu il totale sterminio della popolazione del villaggio, oltre 500 civili, l’abbattimento di ogni capo di bestiame, l’estinzione di qualsiasi forma di vita, animale o vegetale. Capanne messe a fuoco, fonti d’acqua avvelenate. Ma non un vietcong o un ribelle colpito. È stato l’unico crimine di guerra commesso dalle proprie truppe perseguito da un tribunale americano. Dei trenta responsabili del tentato insabbiamento di questo episodio, ventotto erano ufficiali, due avevano il grado di generale. In realtà, chi agì a My Lai non era andato fuori di testa o aveva agito a caso. Non era un’aberrazione, si trattava di un’operazione. Ordinaria amministrazione nel Sud Est asiatico. Turse dimostra che la violenza indiscriminata contro gli innocenti non era un’eccezione, ma la regola. L’escalation militare USA portò a schierare nel 1969 540mila soldati in Vietnam, più altri 200mila d’appoggio fuori del Paese, rispetto agli 11mila consiglieri militari inviati fino al 1965. Ai 700mila si opponeva una forza pari ad appena un quinto, tra militari dell’esercito del Nord, truppe del Fronte di liberazione e i 150-200mila irregolari e vietcong nella giunga.
Una gigantesca macchina da guerra
Violenza brutale e deliberata, dunque, debitamente dissimulata, al riparo dagli occhi indiscreti di stampa e obiettivi cinefotografici. Ma le sofferenze inferte ai civili vietnamiti hanno raggiunto una tale quantità e visibilità da non poter passare come opera di poche mele marce. Omicidi, torture, abusi, stupri, incendi, arresti arbitrari, una Abu Grahib anticipata ed estesa all’intero Vietnam del Sud: ecco il segno della presenza americana, tra il 1965 e il 1973 (la caduta di Saigon avvenne nel 1975), per effetto delle direttive dei Comandi. Impossibile riassumere tutti gli aspetti affrontati dall’autore, ma certo tra le vittime emergono le donne, che nei campi erano automaticamente considerate dai soldati USA le compagne dei Vietcong e quindi preda di guerra legittima. Un militare della 25a divisione ha testimoniato che lo stupro era una procedura operativa standard nella sua unità. Una gigantesca macchina da guerra, la più potente del mondo, scatenata contro guerriglieri armati di granate fatte in casa con le lattine e tanta voglia di liberare la propria terra. Gli americani misero in campo un arsenale mai visto, nemmeno tanta capacità di uccidere e mutilare aveva precedenti, nonostante le due terribili guerre mondiali. Le armi USA erano studiate apposta per eliminare o ferire gravemente, sapendo bene che i feriti gravi potevano logorare le risorse del nemico più dei caduti. L’Esercito impiegò munizioni a frammentazione nuove, la Marina sperimentò esplosivi ad alto potenziale, l’Aviazione studiò tecniche antiuomo inedite. I bersagli umani erano investiti da uno sciame di piccoli frammenti d’acciaio che infliggevano ferite orrende e profonde. Rimuoverli avrebbe impegnato allo stremo chirurghi efficienti, in sale operatorie attrezzate, figurarsi cosa si poteva fare in mezzo alle paludi, nella giungla o in tunnel angusti. Per un decennio, il Vietnam divenne teatro della sperimentazione di armi e procedure devastanti: un vero laboratorio di nuovi concetti bellici e degli equipaggiamenti più disumani. Una tecnologia del futuro opposta a un popolo generoso, ma militarmente ed economicamente debole. Quello che non difettava ai vietnamiti era il coraggio. È così che ancora una volta Davide ha battuto Golia.