Viaggiatori di nuvole: avventura nell’Europa del 1500 e nella storia e nella filosofia dell’uomo (donne comprese)
Non è scrittura da tutti, non è lettura per tutti, ma questa è letteratura vera. Viaggiatori di nuvole è il nuovo romanzo dello scrittore lucano Giuseppe Lupo, pagine di suggestioni evocative, di soluzioni stilistiche originali. È più di un romanzo, quello pubblicato da Marsilio (240 pagine 12,50 euro). È un’opera. Strutturato in tre parti distinte, viaggia geograficamente dall’Italia alla Francia al Medio Oriente e si sviluppa alle soglie del 1500. Alle frequenti divagazioni e considerazioni filosofiche, filologiche, storiche, etiche – ma non si pensi a un trattato, c’è tanta sapiente narrativa – si alternano le lettere che Zosimo Aleppo spedisce soprattutto al fratello a Venezia. Il giovane ebreo vi fa il punto della sua avventura, una ricerca sulle tracce di un uomo, soprannominato il Chierico Pettirosso. A incaricarlo della ricerca è stato il suo datore di lavoro, lo stampatore Erasmo Van Graan, un fiammingo emigrato sul Canal Grande per impiantarvi la nuova tecnica da poco inventata da Gutenberg. Dice che il chierico nasconde nella bisaccia un fascio di cose importanti, un libro di invenzioni o un catalogo di sogni, chissà che altro, da cui non separa nemmeno quando dorme. Un omo de sienza venido da Milano è stato a farglielo sapere, un forestiero con una lunga capigliatura e tanti disegni di macchine meccaniche e anatomiche, messer Lionardo, spiega mastro Van Graan. Non sa rivelare altro di Pettirosso (Tiene lo naso a beco de civeta, le orecie de cirasa), ma è stato visto in uno dei più bei palazzi di Milano, anche se non è certo che sia ancora in quelle stanze, perché in città è passata la guerra e Ludovico il Moro si è dato alla fuga. L’uomo delle Fiandre brama le carte custodite nella bisaccia e in cambio di quei fogli del chierico Pettirosso belli e pronti per la sua stamperia, promette a Zosimo tanto denaro che gli mancheranno i sacchi dove metterlo. Gli concede intanto un buon cavallo, Abenante, e gli offre una ragazza dalla pelle color ambra, le pupille di gatta, tanti capelli e un corpo caldo. La chiama Nuevomundo, perché è arrivata da un’isola delle Indie occidentali, insieme a un ammiraglio visionario. Nella prima lettera, Zosimo contatta il fratello maggiore Simplicio, tanto robusto quanto timido con le donne, fino alla paralisi.