Sottomissione di Michel Houellebecq
Scritto Da Francesca Ielpo il 12 Aprile 2015
“Allah akbar” e in dodici muoiono nella redazione parigina del settimanale satirico Charlie Hebdo. Nella stessa settimana dell’accaduto sul giornale si era parlato di Sottomissione (Soumission, Bompiani editore, 252 pp., 14, 88€), di Michel Houellebecq. E da allora il libro è stato citato tanto quanto la strage. Perché mai, chi è lui? Scrittore, regista, poeta francese, abile a creare polveroni sulle sue parole, ha scritto, tra i tanti, Estensione del dominio della lotta, Le particelle elementari, La possibilità di un’isola, e poi, per l’appunto, Sottomissione, in cui si descrive una Francia governata da Mohammed Ben Abbes, portavoce de I Fratelli musulmani. Si assiste all’islamizzazione dell’Europa, con l’adesione alla Ue della Turchia e di vari paesi nordafricani. Come nell’impero romano, il potere prende uno spazio geograficamente vasto, e i tempi in cui gli effetti di questo si ripercuotono sulla realtà sono rapidissimi; un esempio ne è il mondo accademico, si insegna solo se convertiti e le studentesse portano il volo. Le descrizioni dei cambiamenti in atto sono frutto di ciò che è visto e percepito dal protagonista, François, studioso di Huysmans e professore di letteratura francese alla Sorbonne di Parigi.
Perso ormai qualsiasi entusiasmo verso l’insegnamento, la sua vita procede diligente, tranquilla e impermeabile ai grandi drammi della storia, infiammata solo da fugaci avventure con alcune studentesse, che hanno sovente la durata di un corso di studi.
Mediocre è l’aggettivo che si addice alla vita di François ma non a se stesso. Naturalmente, è un ritratto dell’autore: cinico, distaccato, con relazioni sociali effimere ma pensieri in ogni caso complessi. Ebbene, la bravura di Houellebecq è quella di porre e approfondire questioni sociali in modo individualistico, narcisistico e materiale. Si parla di islamismo e potere, si capisce bene, ma spesso usando gli espedienti del bisogno sessuale connesso al piacere, alla bellezza e alle donne:
Dopo qualche mese ci sarebbe stata la ripresa delle lezioni, e ovviamente ci sarebbero state le studentesse – belle, velate, timide. Non so in che modo le informazioni sulla notorietà dei docenti circolassero tra le studentesse […]. Ciascuna di quelle ragazze, per quanto bella potesse essere, sarebbe stata fiera e felice di essere stata scelta da me, e onorata di condividere il mio talamo. Sarebbero state degne di essere amate; e io, per parte mia, sarei riuscito ad amarle.
Il leitmotiv del sesso (presente in quasi ogni suo libro), sintomo di una profonda assenza dell’essenza amore, è qui una mera provocazione all’islamismo e ai problemi di genere inerenti a esso. Le donne sono sottomesse, senza ombra di dubbio, così come i francesi al nuovo potere che abbranca religione, politica e economia. Si legge in una delle tante descrizioni dei colloqui intellettuali tenuti dal protagonista con vari personaggioni dalle belle parole:
È la sottomissione. L’idea sconvolgente e semplice, mai espressa con tanta forza prima di allora, che il culmine della felicità umana consista nella sottomissione più assoluta. È un concetto che esiterei a esporre davanti ai miei correligionari, potrebbero giudicarlo blasfemo, ma per me c’è un rapporto tra la sottomissione della donna all’uomo […] e la sottomissione dell’uomo a Dio […] Cos’è in fondo il Corano, se non un immenso poema mistico di lode? Di lode al Creatore e di sottomissione alle sue leggi.
Il merito di Houllebecq è che oltre a essere un acuto intellettuale, è uno scrittore fine, ogni parola o fatto è adeguato al contesto e ritorna al momento giusto: suddiviso in cinque parti, non una sola frase risulta sconnessa o fuori luogo (merito del buon sarcasmo, questo). Il tono provocatorio è l’assioma della lettura, non si giudica ma si considera, pur sempre con il dito puntato e non senza eccessivismi e assurdità, ma in maniera intelligente e in un’ottica aperta e non discriminatoria: le stesse linee guida, queste, del lavoro redazionale di Charlie Hebdo. Che Sottomissione, come molti hanno pensato dopo la strage del 7 gennaio, abbia anticipato la catastrofe avvenuta, non è una coincidenza, né una magia. Chi sa guardarsi intorno, prevede il futuro.
Aprile 13, 2015
Non sono d’accordo, francamente per me è stata una delusione, l’ho trovato lento nella prima parte e abbastanza scontato nella seconda. Nulla di così eccezionale, non mi ha portato a nuove riflessioni, come invece solitamente i suoi libri portano a fare. Messa anche da parte la polemica politica nata in Francia su questo libro, rimane abbastanza scontato e poco strategico anche nella narrazione.